De Simone e i segreti della lirica

Il baritono napoletano, già vincitore del Rossini d’Oro, ha tenuto una masterclass nella villa di Pavarotti

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di Claudio Salvi

Pesaro sembra essere da tempo la città preferita dai cantanti lirici. Già perché dopo figure storiche come Renata Tebaldi, Mario Del Monaco e Luciano Pavarotti anche le voci di oggi dell’opera scelgono Pesaro come “buen retiro“.

Qualche nome? Juan Diego Florez; Nicola Alaimo; Carlo Lepore e, ultimo ma solo in ordine di tempo, Bruno De Simone. Il baritono napoletano indimenticato protagonista di tante edizioni del Rossini Opera Festival ha appena tenuto un master per cantanti a Villa Pavarotti.

De Simone, che effetto le fa tornare da docente a Pesaro?

"È la continuazione di un percorso intrapreso nel 2003 quando Alberto Zedda mi invitò per “La pietra del paragone“; erano i tempi felici del rossinismo quando si era creata la vera “Cassazione“ formata da Zedda e da Philip Gosset, due studiosi straordinari".

E quale effetto invece insegnare nella casa del tenorissimo?

"È il quarto anno in una sede di incomparabile valore e prezioso esempio: già, perché Luciano Pavarotti oltre a sommo artista era persona di enorme valore umano e come tale era sempre propenso a illuminare i giovani cantanti con i suoi consigli. Ecco che io e mia moglie Alessandra Rossi, che ha seguito il mio identico percorso di studi e formazione, siamo stati felici di accettare l’invito della Wunderkammer Orchestra a riproporre la masterclass".

Quale è stato il livello dei partecipanti al corso?

"Il corso ha sempre espresso un buon livello anche se a vari livelli di preparazione: è una nostra scelta, perché riteniamo che una “classe“ debba accogliere non solo i migliori ma anche coloro che possono avere più bisogno di aiuto degli altri".

Perché un grande cantante come lei dovrebbe svelare a sconosciuti i segreti appresi con fatica in una vita intera?

"Da circa 20 anni ho ritagliato uno spazio nel mio calendario di impegni artistici alla didattica. L’ho sempre considerata una cosa molto seria! E questo è avvenuto dietro invito e sollecitazione del mio maestro, Sesto Bruscantini che dopo 21 anni di preziosi insegnamenti a me ha espresso il desiderio che io “continuassi“ a trasmettere ai giovani le innumerevoli cose che c’eravamo detti. Ritengo che trasmettere il proprio bagaglio artistico sia un dovere prima morale e poi professionale".

Recentemente c’è stato un grande concerto per onorare i suoi 42 anni di carriera.

"È stato un evento che porterò sempre nel cuore! Aver potuto condividere tale ricorrenza con tre giovani colleghi che avevo avuto il privilegio di seguire all’Accademia del Maggio Fiorentino è stato motivo di grande orgoglio e arricchimento".

Tanti successi al Rossini Opera Festival, persino il Rossini d’oro, poi più nulla. Come è andata?

"Forse troppi successi al Rof. Mio padre recitava spesso una frase: “L’invidia è l’unico dei sette peccati capitali che non provoca piacere“. Ed io aggiunsi: “Nonostante questo, è quello più diffuso di tutti“. Il Rossini d’oro 2007 credo proprio di essermelo guadagnato dopo Pietra del paragone, Matilde di Shabran, Barbiere di Siviglia, L’Italiana in Algeri. Tutti mi individuarono come giusto destinatario anche se il costo di ciò fu il ritiro della proposta di cantare Don Magnifico ne La Cenerentola, dopo che Zedda me lo aveva affidato (richiamo la frase di cui sopra)".

Che cosa rappresenta per lei Pesaro?

"Pesaro è una città per me familiare, ma lo è diventata ancor di più da quando ho avviato questa felice collaborazione con la WKO e Stefano Gottin. Ho da poco acquistato con Alessandra un appartamento in centro. A Pesaro mi legano affetti familiari e piacevolissimi ricordi vissuti e trascorsi qui".