Aveva un pezzo di rete che usciva dalla bocca. Gli esami necroscopici non hanno lasciato spazio ai dubbi. È morto soffocato da quelle trama di plastica il delfino, di quasi 3 metri di lunghezza, trovato senza vita, domenica scorsa, sulla spiaggia di Baia Flaminia. Un decesso avvenuto, 3 o 4 giorni prima, quando l’esemplare di Tursiops truncatus ha ingoiato un frammento di rete proveniente, con grande probabilità, da un tramaglio, o rete da posta fissa, che gli si è attorcigliato alla glottide, provocando la morte per soffocamento. Poi la mareggiata di sabato ha trasportato sulla riva pesarese la carcassa dell’animale.
A segnalarla sono stati gli uomini della Guardia costiera di Pesaro e sulla carcassa sono poi intervenuti lo staff e i volontari pesaresi di Fondazione Cetacea Onlus. L’area attorno al delfino è stata nel giro di poco tempo delimitata per la sicurezza dei cittadini. Le carcasse possono infatti essere fonte di zoonosi, cioè di malattie che tramite spillover possono "saltare" da animale e uomo, ma anche per conservare l’esemplare in attesa del recupero da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale.
Non è il primo caso di quest’anno: degli altri interventi di Cetacea dall’inizio di quest’anno (2 su esemplari morti e 1 su un esemplare vivo nella sacca di Goro, che si è concluso con il suo rilascio in mare aperto) è il secondo in cui la causa dimostrata della morte è il bycatch, cioè l’interazione con la pesca professionale. e. ros.