"Delitto Grilli, non sono stati loro". I difensori chiedono l’assoluzione

Oggi la sentenza che dovrà sancire se i quattro imputati sono responsabili della morte del 74enne di San Lorenzo in Campo.

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"Non lo hanno ucciso loro". Assoluzione dall’accusa di omicidio volontario per i quattro imputati a processo per la morte di Sesto Grilli. È la richiesta avanzata ieri davanti alla Corte d’Assise dai legali di Franco De Luca, 40 anni, del fratello Nino, 29, di Massimiliano Caiazza, 28 anni, e di Dante Lanza, 33. Sono loro, secondo il pm Maria Letizia Fucci, i responsabili, a vario titolo, della fine del 74enne pensionato di San Lorenzo in Campo, trovato senza vita il 17 marzo scorso legato a una sedia, dopo essere stato picchiato, con la bocca e il naso coperti dallo scotch e un cuscino premuto sul volto col nastro adesivo. Alla scorsa udienza la procura ha chiesto due ergastoli per Franco e Lanza, che considera gli autori materiali dell’assassinio (più isolamento diurno per la tentata rapina), e mezzo secolo di pena in totale per Nino (22 anni più 36 per la tentata rapina), ritenuto comunque l’ideatore del piano predatorio, e Caiazza (22 anni più 24 per tentata rapina), che il pm qualifica come ’palo’ e gli imputa un ruolo più marginale. Per gli ultimi due, la Fucci ha chiesto le attenuanti generiche.

Ieri è stato il giorno delle arringhe. Parola ai difensori dunque. Quelli di Franco, Lanza e Caiazza hanno puntato il dito contro Nino, autore della confessione arrivata a collimare con il quadro dell’accusa. "Nino ha detto il falso, non è credibile" hanno sostenuto gli avvocati. I difensori di Franco De Luca, gli avvocati Giovanni Mauro e Tiziano Saporito, sono tornati a ribadire l’innocenza del loro assistito. "Franco non era lì quella sera, era a casa e chattava con la ex" attacca Mauro. "La Procura dice che lui era in casa di Grilli – continua Saporito – ma c’è solo un briciolo di traccia biologica di Franco. Non è saliva, né sangue, ma solo cellule epiteliali arrivate sul nastro per trasferimento indiretto. Lanza aveva indossato i guanti della moto di Franco. Assoluzione quindi per non aver commesso il fatto".

Il legale ha chiesto anche una perizia "per determinare le vere cause della morte di Grilli e che dica se si è trattato di omicidio volontario o preterintenzionale. Chi è entrato a casa di Grilli non voleva ucciderlo tanto che ha buttato la cornetta del telefono sotto il letto. Il gesto di chi è convinto di non aver ucciso e che teme che la propria vittima avrebbe potuto chiamare per chiedere aiuto. Il cuscino poi era solo appoggiato sul volto. Non poteva soffocarlo". In subordine, Saporito ha chiesto l’omicidio preterintenzionale. L’avvocato Scheggia e Valeri hanno detto che Nino ha avuto il coraggio di dire la verità. "Non sapeva che le cose finissero così: assoluzione dal reato di omicidio – la richiesta di Scheggia – e condanna al minimo della pena se riconosciuto colpevole per la tentata rapina". "Assoluzione perché Lanza non ha ucciso e non ha contribuito all’uccisione di Grilli – l’arringa dell’avvocato Luigi Antonio Comberiati -. Lanza voleva solo dividere Franco da Grilli". Ultima udienza questa mattina. Parola alla Corte per la sentenza.

Elisabetta Rossi