
Pesaro, 17 settembre 20323 – Quando la diagnosi è arrivata, suo marito era già morto da più di un mese. E proprio di quel male che il referto indicava. È stato uno choc, sale sulla ferita ancora aperta, quel dolore rinnovato e patito da Floriana Carloni, 73 anni, fanese. Suo marito, Roberto Costantini, è morto il 26 aprile scorso, all’ospedale di Fano, dove era giunto il 6 febbraio. Aveva cominciato a star male a gennaio. Solo un mese prima, a dicembre, aveva festeggiato i 50 anni di matrimonio con la moglie Floriana. Floriana che oggi ha deciso di raccontare questa dolorosa storia, perché non capiti ad altri di soffrire non solo la perdita di un congiunto, ma soprattutto le involontarie crudeltà del sistema.
Signora Floriana, quando era stato ricoverato suo marito Roberto?
"Mio marito aveva cominciato a stare male a gennaio. Molti anni fa, nel 2010, aveva sofferto di tumore, si era operato e aveva fatto chemio e radioterapia. Per questo da allora stava sempre controllatissimo, e non aveva avuto più problemi in questo senso. Ma a gennaio scorso aveva cominciato ad avere una febbricola persistente, associata a dolori anche molto forti. Dapprima è stato curato con antibiotici, ma poiché la situazione non migliorava, una sera siamo andati in Pronto soccorso. Dai raggi non è emerso niente, servivano esami più approfonditi".
Così è stato necessario il ricovero.
"Sì, il 6 febbraio, a Fano. E’ stato ricoverato fino al 9 marzo e poi ancora dal 21 marzo fino al suo decesso, avvenuto il 26 aprile".
E gli accertamenti cosa hanno evidenziato?
"In realtà gli accertamenti svolti all’ospedale di Fano, nel reparto di Medicina interna, non hanno permesso di definire una diagnosi. Perché la biopsia fosse efficace servivano strumenti di cui il reparto non disponeva. Così l’11 aprile mio marito è stato inviato all’ospedale di Torrette, reparto di Pneumologia intensiva del dottor Federico Mei, per sottoporsi a una biopsia al mediastino".
E quando avete ricevuto l’esito della biopsia?
"Soltanto due mesi dopo, il 3 giugno, e dopo ripetute telefonate e solleciti da parte dell’ematologo di Fano, dottor Marino Brunori, di cui mio marito era paziente dal 2011 per il linfoma non-Hodgkin, il referto è arrivato. Ma purtroppo mio marito era morto da più di un mese. Forse con una diagnosi tempestiva e cure mirate, Roberto potrebbe aver avuto un filo di speranza, ma la diagnosi della biopsia è giunta dopo quasi due mesi dalla data di accettazione".
Ha chiesto spiegazioni?
"Ho inviato una lettera all’Urp di Ancona. Hanno risposto esprimendo cordoglio, e poi hanno sottolineato che il caso era stato trattato come ’urgente’ ma aveva avuto ’tempi di refertazione lunghi’ e comunque ’tali da non inficiare i percorsi di cura’. Ma il realtà io credo il percorso sia stato compromesso da questi ritardi".
Perché ha voluto segnalare questo episodio, oggi?
"Con grande rammarico ho voluto segnalare la non funzionalità della sanità che dovrebbe intervenire al più presto per esaminare e valutare ogni caso, dando precedenza alla gravità per poter salvare una vita umana, in modo da poter almeno dire “abbiamo provato”. Ma così non è stato. Sono davvero avvilita e rattristata. Ho raccontato la nostra storia perché spero che la mia testimonianza possa essere almeno di aiuto ad altre persone per il miglioramento della qualità dei servizi, al fine di evitare il ripetersi di casi come quello accaduto a mio marito, nell’interesse di tutti i marchigiani".