CLAUDIO SALVI
Cronaca

Dietro le quinte del Rof Come sarà nell’anno senza teatri Ma la prevendita non decolla

Viaggio nella Vitrifrigo Arena, che per la prima volta ospiterà tutti e tre gli spettacoli. Palacio preoccupato per i biglietti: "Finora il trend è peggiore degli altri anni".

Dietro le quinte del Rof  Come sarà nell’anno senza teatri  Ma la prevendita non decolla

Dietro le quinte del Rof Come sarà nell’anno senza teatri Ma la prevendita non decolla

di Claudio Salvi

Il Rof si fa in tre. Per la prima volta in 44 anni, il Rossini Opera Festival presenta le sue tre produzioni principali alla Vitrifrigo Arena diventata nell’occasione, per le ben note necessità, il teatro dei teatri. Non è una notizia nuova ma è indubbiamente una novità la presentazione del programma: all’interno dell’astronave con tanto di visita guidata nelle quinte del palcoscenico. Ci eravamo già stupiti anni fa per i due palcoscenici giustapposti sistemati nell’astronave ma stavolta il festival si è superato facendo di necessità virtù svelando in anteprima parte dei suoi segreti. Un modo per toccar con mano e capire la complessità della macchina teatrale messa in campo dalle maestranze del Rof che avranno il non facile compito di gestire scenografie, luci, costumi, trucco-parrucco di ben tre opere in una sola struttura. Per quanto grande, attrezzato, ricco di spazi, nel tempio del basket e dei concerti pop dovranno convivere tre produzioni (Eduardo e Cristina; Aureliano in Palmira e Adelaide di Borgogna) e tre team creativi. Tre opere con spiriti diversi, esigenze registiche e tecniche a volte opposte e soprattutto tanta gente che lavora sopra e dietro il palcoscenico: orchestre, cori, cantanti, maestranze, personale di servizio. Il periodo più complesso è certamente quello delle prove, ma tutto andrà a regime con l’inizio di questo festival che per molti aspetti rappresenta un unicum e non solo per avere un unico teatro a disposizione. Ma anche e soprattutto per le scelte del sovrintendente Palacio e del direttore artistico Florez.

Tre opere del repertorio serio: "Quello – ha detto Ernesto Palacio – per il quale il Rof è diventato famoso in tutto il mondo". Per il sovrintendente c’è ancora tanto da approfondire sulla scrittura di queste partiture di cui "Eduardo e Cristina" rappresenta l’ultimo episodio. "Anche se – confida – il lavoro della Fondazione è tutt’altro che concluso". Mancano ancora tre edizioni critiche: Le Comte Ory; Moise et Pharaon; L’Inganno felice. Ma si lavora già per i Pastiche ed edizioni critiche nuove. Intanto il vicesindaco Daniele Vimini elogia lo sforzo produttivo ed organizzativo di un festival che si è saputo adattare in una situazione di emergenza. Mentre assicura che i lavori al Teatro Rossini procedono spediti e liquida come strumentali le polemiche sulla inagibilità dei teatri non dovuti certamente ad incuria ma ad eventi imprevedibili come il sisma.

Intanto Palacio guarda con preoccupazione alle prevendite dei biglietti che – ammette – non sono al livello delle scorse edizioni. Le ragioni? L’inflazione, le difficoltà economiche, oppure il fatto che si svolgano tutte alla Vitrifrigo Arena "Non lo so, ma spero che qualcosa si muova".