"Disturbi alimentari: senza cure ci rimettono i più fragili"

La sospensione, fino al 18 luglio, del servizio di cura dei disturbi alimentari, a Galantara, che resta scoperto perché manca la psichiatra, sta suscitando proteste tra gli utenti. Sulla questione scrive anche Claudia Vanzolini, capogruppo M5S Pesaro.

"Oggi ho parlato con una mamma – scrive Vanzolini – sono mamma anch’io. E ho ascoltato la disperazione di una mamma che invece lotta per strappare sua figlia dalla morte. E non è la sola, tanti giovani e adolescenti soffrono di disturbi alimentari, subdoli, spesso ignorati, ma che possono portare lentamente a danni fisiologici permanenti e anche alla morte. La mamma mi ha parlato di un servizio eccellente, quello attivato a Galantara, che già da 5 anni segue sua figlia e l’ha strappata alle estreme conseguenze. Mi ha detto anche che però non è come una malattia qualsiasi, non passa tutto prendendo un farmaco. Mi ha parlato di autolesionismo, di un bisogno esistenziale e di supporto specialistico, di quanto sia difficile accettare il fatto che l’amore di una famiglia non basta, in certi casi. E di fronte a questa consapevolezza, mi sono sentita piccola piccola, perché penso che ci voglia un grande coraggio ad ammettere di non farcela da soli. Ho subito interpellato il dott. Magnoni (direttore Area vasta 1) che mi ha messo di fronte anche lui al suo limite, con sincero dispiacere: la realtà è una carenza di personale di non facile soluzione, i tempi indicati non sono certi e non ci sono alternative sul territorio".

"Ma possibile che, in questo caso come in quello della guardia medica, si debba arrivare a non riuscire a garantire più un servizio dall’oggi al domani? Cosa è successo tra pensionamenti e dimissioni che non potesse essere risolto prima? Forse che non si sappia prima chi va in pensione e forse che chi si dimette non abbia obbligo contrattuale di preavviso? E perché i bandi per le assunzioni non vedono partecipazione? Una cosa è certa: non ci sono alternative per la cura dei disturbi alimentari se non il privato. Peccato che di anoressia e bulimia si muore, e non tutti possono permettersi cure private. Non è questo il modo di trattare cittadini onesti, contribuenti, che soffrono e che in questo momento non hanno una risposta. E infine se non c’è alcun responsabile, le vittime invece sono certe. E sono sempre i più deboli e fragili".