Pesaro, ha la sindrome di down ma gioca a bocce con i normodotati. E vince

Grazie al gioco, il 16enne Lorenzo Bronzini, con la San Cristoforo di Fano, ha acquisito l’autonomia per le gare coi normodotati

Lorenzo Bronzini con la mamma

Lorenzo Bronzini con la mamma

Pesaro, 3 marzo 2019 - «Da quando gioca a bocce ha aumentato la sua capacità di concentrazione e, grazie alle geometrie che servono in questa disciplina, ha migliorato i suoi movimenti negli spazi». Sono due problematiche della sindrome di down, come racconta la sua mamma, ma d’ora in poi Lorenzo Bronzini, potrà uscire dalla categoria Promozionale per entrare in quella degli agonisti e si confronterà anche con i normodotati.

Che miracoli può fare lo sport, quando è vissuto senza esasperazioni. Lorenzo, 16 anni, è di Marotta ed è il nuovo campione regionale Fib/Fisdir per il 2019. In precedenza aveva già vinto dei titoli nel nuoto riservato alla categoria C21: è stato campione nei 100 misti e nei 50 delfino e domenica scorsa ha vinto un oro e un argento ai Nazionali di Fabriano. Ma con le bocce ha fatto il salto, abbattendo gli steccati. «Mio figlio nuota da tre anni e mezzo e gioca a bocce da due con la San Cristoforo di Fano – racconta Loredana Staffa -. Ha iniziato quasi per scherzo, poi dalla categoria Promozionale coi disabili intellettivi è passato a quella degli agonisti. Ora potrà giocare con i down di tutta Italia, ma anche con i normodotati: domenica scorsa ha disputato la sua prima gara in coppia con un signore in serie B. E si sta preparando per i campionati nazionali di Loano, che si disputeranno in aprile».

Vince da solo e pure in coppia: perché il titolo regionale l’ha conquistato sia nel singolo che in coppia, insieme a Jacopo Primavera, 18 anni, col quale era già stato campione italiano. Ma la cosa più bella di tutta questa storia è l’autonomia che i ragazzi hanno conquistato: «Infatti, mentre nella categoria Promozionale c’è un allenatore sul campo a guidarli, fra gli agonisti bisogna prendere le decisioni da soli. Di sicuro – confermano le due mamme - lo sport li ha aiutati ad integrarsi: girano l’Italia per partecipare alle gare e hanno conosciuto tante persone».

Francesca Barcelli, mamma di Jacopo, conclude con un elogio alla società e agli allenatori, Romolo Giovannini e Adriano Frattini: «Devo dire che alla San Cristoforo abbiamo trovato veramente un bell’ambiente, i ragazzi sono stati subito accettati e sono cadute molte barriere. Nello sport è più facile che in altri campi – ammette – ma, da quando gioca, Jacopo ha accresciuto la sicurezza in sé stesso: le bocce sono una cosa sua, si gestisce da solo e si approccia meglio alla gente. Noi come famiglia abbiamo sempre fatto di tutto perché non vivesse la sua disabilità come un’inferiorità e le bocce ci hanno dato una bella mano».