Droga Pesaro, trasportare la cocaina? Il prezzo era 1.000 euro

Li ha pattuiti il tassista pesarese arrestato a Cesena. Il cliente era l’albanese che gli aveva consegnato la busta con 5 chili di stupefacente

La cocaina sequestrata dai carabinieri di Cervia Milano Marttima, dal taxi dell’albanese

La cocaina sequestrata dai carabinieri di Cervia Milano Marttima, dal taxi dell’albanese

Pesaro, 1 luglio 2020 - Ripete di essere innocente, di non aver mai saputo che dentro quella busta di carta marrone ci fosse la cocaina. Ben 5 chili di polvere bianca che sabato scorso sono costati l’arresto del 52enne tassista originario di San Giorgio di Pesaro e residente a Gabicce Mare. Tassista con la doppia vita, secondo gli inquirenti. Ufficialmente traportava persone, ma arrotondava come corriere della droga pensando di passare inosservato grazie al suo taxi.

Le manette sono scattate sabato al casello dell’autostrada Cesena sud. Ricci era stato notato poco prima dai carabinieri di Cervia-Milano Marittima davanti a un supermercato a Cesena. Lo avevano visto incontrarsi con un 27enne albanese residente a Cesenatico, il quale era arrivato all’appuntamento in bici e con la busta. Era salito sul taxi e ne era sceso poco dopo a mani vuote. I militari hanno così seguito il mezzo e lo hanno fermato al casello. Tra i sedili anteriori e posteriori, c’era quel pacchetto con dentro il ripieno di cocaina. Sono scattate le manette per il 52enne. E poco dopo anche per il 27enne albanese. A casa sua, i carabinieri hanno rinvenuto quasi 8 chili di cocaina.

Al gip di Forlì, il tassista  ha ribadito la sua estraneità. Ma per il giudice tutti gli elementi sono contro di lui. Come i 1000 euro che, come dice lo stesso tassista, gli erano stati offerti dall’albanese per il trasporto della busta, riconoscendo lo stesso tassista che in effetti la tariffa era "esosa" rispetto al normale, che si aggira sui 700 euro. Una cifra (mai intascata comunque dal tassista) ingiustificata anche secondo il magistrato che ha messo l’accento anche sul fatto che la coca fosse sotto i sedili posteriori, "modalità di occultamento che dimostra la consapevolezza dell’illiceità delle cose trasportate". Così lo ha tenuto in carcere, come richiesto dalla Procura.

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Provvedimento contestato dall’avvocato Matteo Mattioli difensore del taxista: "Ritengo che vi siano state inaccettabili violazioni dei diritti costituzionalmente garantiti dell’indagato. Anzitutto mi è stato concesso di prendere visione degli atti di indagine solo 5 minuti prima dell’udienza, un tempo del tutto insufficiente per poter instaurare un efficace contraddittorio alle tesi accusatorie mosse dalla procura. Ciò in aperta violazione delle norme processuali poste a garanzia del diritto di difesa. Abbiamo quindi eccepito la nullità degli atti che è però stata rigettata dal gip. Inoltre è stata del tutto disattesa la richiesta di sostituzione della misura cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari, essendo il mio assistito affetto da una grave patologia polmonare incompatibile col regime carcerario. Stiamo valutando le azioni da intraprendere per avere il rispetto delle garanzie minime che ci sono state negate".