E dopo le fiere scoppia la febbre da virus: vignaioli ed esperti del mondo del vino a letto

Si può dire che dopo le ultime fiere enogastronomiche e del turismo svoltesi al nord, nonostante le regole ferree adottate dagli organizzatori, è scoppiata la febbre del vino. Ma non ditelo ad alta voce perché produttori, venditori di tappi, rappresentanti, sommelier e insomma il personale che ruota intorno al mondo del vino potrebbero non prenderla a ridere. Perché non propriamente di febbre del vino si tratta, ma di febbre per Covid. "Mi è sembrato di tornare al 2018, in fiera ho visto gente anche senza mascherina degustare e parlare, anche se gli spazi erano stati appositamente studiati dall’organizzazione per la massima sicurezza, ma la gente aveva troppa voglia. E poi degustazioni, cibi toccati con le mani, di tutto", racconta un produttore di vino che preferisce mantenere l’anonimato, perché comunque "il Covid non è una buona pubblicità". E le conseguenze di quanto accaduto si stanno vedendo in questi giorni. Sono numerosi infatti gli addetti ai lavori del mondo del vino della regione e della nostra provincia che alcuni giorni dopo le fiere si sono ammalati di Covid: "Purtroppo quando ci si ritrova in così tanti può succedere e del resto in quegli spazi si beve e si discute anche. Agli eventi c’era tanta gente, c’era voglia di stare insieme, di tornare a sorseggiare e a capire i vini e infatti il programma prevedeva eventi di degustazione. Tanta gente come non si vedeva da anni", racconta un altro esperto di vini reduce dalle fiere. Si è ammalato perfino il venditore di tappi. "Io invece mi sono negativizzato oggi (ieri ndr) dopo alcuni giorni di febbre e tosse. Mi sono ammalato dopo avere frequentato le fiere", racconta un vignaiolo. Fortunatamente i sintomi si limitano a tosse e qualche giorno di febbre.

d.e.