Ecco “Gigliola“, la panchina anti-violenza

Collocata davanti alla primaria di Gradara, è il simbolo del rispetto delle donne. Gli studenti educati ad onorare la parità di genere

Migration

"Il rispetto va insegnato sin da piccoli e Gigliola, la panchina rossa posta davanti la scuola primaria di Gradara, ne è la prova". Queste sono le parole dell’assessore alle Pari Opportunità di Gradara, Angela Bulzinetti, all’inaugurazione della panchina rossa contro la violenza di genere: "Il giglio bianco è il simbolo della purezza – continua l’assessore Bulzinetti – ed è proprio per questo che abbiamo voluto nominarla Gigliola e installarla davanti alla scuola primaria, perché i bambini sono puri e difficilmente si lasciano cadere ad atti di prepotenza verso il prossimo. Riteniamo basilare proporre attività sulla parità di genere volte a educare, fin dai primi anni di vita, al rispetto dell’altro sesso, a combattere gli stereotipi sociali e culturali da cui siamo pervasi per promuovere un cambiamento sociale a tutela dei diritti di tutti e per diventare cittadini tolleranti, aperti verso l’altro e capaci di valorizzare le differenze". Assieme al Comune di Gradara, anche i comuni limitrofi di Gabicce, Cattolica e San Giovanni in Marignano, i quali hanno voluto dare il loro supporto contro ogni forma di violenza ed abuso. Sulla panchina, decorata dall’assessore Marino Rossini, svetta il 1522, il numero anti-violenza ed anti-stalking, a ricordare che, per ogni emergenza e ad ogni ora del giorno, vi sarà qualcuno pronto a rispondere e ad aiutare. Presenti anche i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, Micaela Vitri, consigliere Regione Marche, Rosina Alessandri, per la Commissione Pari Opportunità della Regione Marche e le varie istituzioni provinciali e del territorio.

"È difficile riuscire a denunciare, ma bisogna trovare la forza di farlo – racconta Monica, vittima di violenza –. La cosa che maggiormente blocca è la paura e anche le tempistiche per tutti gli accertamenti relativi al caso non sono velocissime ma, tutte queste, non sono cose che devono fermare la propria voglia di tornare a respirare, non si può vivere ai domiciliari per qualcosa che non si è fatto. Sono stata vittima di violenza da parte del mio vicino e una delle cose che più mi dà conforto è l’affetto che mio marito mi regala ogni giorno. Bisogna animare le coscienze della gente, sensibilizzare ed avere il coraggio di denunciare, altrimenti ogni attimo che passa senza chiedere aiuto potrebbe diventare fatale".

Alessio Zaffini