È stata piazza Lazzarini, davanti al Teatro di Pesaro, ad accogliere ieri mattina i manifestanti di Cgil e Uil per lo sciopero nazionale contro la legge di bilancio del governo Meloni. Erano qualche centinaio gli aderenti alla protesta con le loro bandiere rosse e azzurre, notando la "latitanza assordante della Cisl – ha detto la cordinatrice di Pesaro Uil Marche Maria Grazia Tiritiello -, che ha già organizzato un secondo sciopero nazionale" previsto per mercoledì 25 novembre a Roma.
Dai primi dati riportati dalla Cgil provinciale, le adesioni sono state massicce: Il blocco operatorio dell’ospedale San Salvatore a città ha visto il 100% di partecipazione, esclusi i precettati delle sale operatorie; la Teamservice e l’appalto pulizie Erdis di Urbino hanno registrato un’adesione netta del 90%; il magazzino di Fano di Commercianti indipendenti associati all’azienda che fornisce tutti i Conad di Pesaro e Ancona ha riportato un 80%. Rimane, invece, intorno al 20% l’adesione dell’impiego pubblico, un dato che normalmente non arriva a toccare il 10%. "Già da questo si può capire che la manifestazione era sentita e necessaria – continua Tiritiello -. Abbiamo visto volti nuovi in piazza e questa per noi è una vittoria".
Ad aprire la mattinata il segretario provinciale Cgil Roberto Rossini che non ha risparmiato critiche al ministro Salvini: "Il nostro diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione è stato definito un ‘week-end lungo’. Parole vergognose che ledono la dignità di tutti i lavoratori. Siamo qui oggi (ieri, ndr) per tutelare loro, i pensionati e i giovani da una manovra di bilancio che non ha nemmeno affrontato l’argomento degli evasori fiscali".
"Adesso basta!" è lo slogan che echeggiava tra i partecipanti, anche giovani lavoratori scesi per rimarcare i numerosi problemi del Paese: "Dalla sanità, all’economia, senza scordarci dei diritti: cosa funziona in Italia? – si chiede Francesco Duma, magazziniere di 30anni (Filcams Cgil) – Probabilmente nulla. Noi giovani abbiamo la consapevolezza di quello che sta accadendo e delle difficoltà siamo costretti ad affrontare".
Sono dei veterani, invece, i 55enni Daniele Sambuchi e Mirco Santini, dipendenti di Mms, che di piazze, anche ben più gradi di quelle pesaresi, ne hanno viste: "Ma non possiamo tirarci indietro, ne vale della vita dei nostri figli e nipoti. Tante sono state le promesse del governo Meloni, anche regionale, ma le cose stanno solo peggiorando. Una su tutte la sanità: un problema di cui è impossibile disinteressarsi". Non è mancato nemmeno l’accento sull’appuntamento che aspetta a Pesaro nel 2024 con Capitale della cultura: "La città ha una grande sfida di fronte a sé ma non dimentichiamoci che questo territorio ha perso 6mila posti di lavoro, perlopiù legati all’artigianato – ha sottolineato Lucia Grossi, segretaria generale UilTemp -. Noi chiediamo due cose: di ridurre le tipologie di lavoro precario e di avere più contratti a tempo indeterminato".
È alla stazione dei treni che lo sciopero ha fatto vedere i suoi effetti con treni soppressi o in ritardo di oltre 2 ore, come nel caso di un Regionale proveniente da Rimini in direzione Pesaro arrivato alle 15.06 invece delle 13.20. Ritardi e cancellazioni continuate tutta la giornata e riferite anche ad alcuni Frecciarossa. Pressoché invariato, invece, il trasporto pubblico di Adriabus che ha visto una partecipazione del personale allo sciopero del 7%.