Educatori assunti dalle famiglie per assistere i disabili sensoriali I sindacati contestano la scelta

L’assistenza domiciliare ai disabili sensoriali (finanziata dalla Regione, ndr), anche a Pesaro, continueranno a farla educatori assunti direttamente dalle famiglie. Una scelta che non è piaciuta ai sindacati confederali – Cgil, Cisl, Uil – i quali avrebbero auspicato l’attuazione di una sperimentazione proposta dall’ambito territoriale sociale 1 (Ats1) interessato a ridisegnare il servizio affidandolo ad una cooperativa, previa bando pubblico. La scelta della giunta regionale non è piaciuta nemmeno all’assessore Luca Pandolfi, presidente dell’Ats1, il quale per protesta ha scritto all’assessore Saltamartini: " E’ stata una scelta contraddittoria e inaspettata, con motivazioni prettamente politiche che vanno a discapito dei cittadini", ha detto Pandolfi. Quale beneficio avrebbe comportato questa sperimentazione? Secondo gli esperti dell’Ats1 l’introduzione di un soggetto terzo, intermedio tra famiglia e istituzioni, avrebbe determinato "l’omogeneità del trattamento degli educatori, garantito dal contratto di lavoro specifico perché settoriale". Avrebbe alleggerito l’onere di gestire la parte amministrativa legata all’assunzione dell’educatore da parte della famiglia; avrebbe ridotto le difficoltà nel reperimento degli operatori, non sempre immediato. E infine avrebbe sollevato di un costo aggiuntivo le famiglie che già oggi usufruiscono di educatori, dipendenti di cooperative.

A Pesaro, su un totale di trenta, 12 famiglie pagano una quota oraria più alta di due euro, rispetto alla somma oraria finanziata dalla Regione. Il fatto che la sperimentazione fosse stata proposta solo dall’Ats 1 ha portato la IV commissione regionale ad approfondire la questione fino ad esprimere un parere contrario. Da qui la levata di scudi. "Nessuna discriminazione politica – replica Nicola Baiocchi, consigliere regionale Fdi – . Ascoltando l’utenza è emerso che attuare la sperimentazione avrebbe creato disparità tra Pesaro e il resto della provincia". Lo stesso educatore che oggi da professionista segue un bambino di Pesaro e uno di Fano, diventando dipendente di Cooperativa non avrebbe più potuto seguire il bambino di Fano quando dare continuità è una priorità. Inoltre l’affidamento alla Cooperativa avrebbe ingessato un servizio estremamente personalizzato: l’operatore che oggi accompagna con la propria auto il bambino in piscina, se fosse un lavoratore della cooperativa non potrebbe più farlo per via delle prassi che, a tutela del lavoratore, la cooperativa attua e che impone l’uso dei mezzi pubblici. Ma il bus non sempre c’è... "Nessuna discriminazione politica– chiosa Baiocchi –, ma una scelta data dalla volontà di non creare, prima di tutto disagi all’utenza".

Solidea Vitali Rosati