Eleva Yachts, le barche a vela fatte in casa

Presentata al Club Nautico "The FortyTwo" nuova creatura di Samuele Poli e Michele Pierleoni

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Una sfida differente quella di Eleva Yachts, la nuova linea di barche a vela lanciata da una società tutta pesarese, con sede a Fano, che porta lo stesso nome. La nuova creatura, "The FortyTwo" è stata presentata al Club Nautico, presenti i più importanti media nazionali del settore, a conferma dell’attenzione che ha saputo suscitare il brand.

I proprietari, ambedue pesaresi, sono gli stessi di Carbon Line, che con i suoi 4 stabilimenti e 300 dipendenti, è ormai una realtà affermata nel settore della cantieristica. Ma Samuele Poli, 48 anni, e Michele Pierleoni, 45, hanno alzato l’asticella, costituendo una nuova srl che costruisce barche, da cima a fondo, e non solo alcuni elementi come la Carbon Line. Da fornitori a costruttori, il passo è lungo. Ma hanno scelto un progettista di grido come il ravennate Giovanni Ceccarelli e due tecnici, Marco Veglia, architetto per gli interni e Alessandro Tonelli, velista di rango, che hanno tirato fuori un gioiellino, fuori dai canoni standard.

Durante la settimana "The Forty-Two" (che fa riferimento ai 42 piedi di lunghezza) è rimasta ormeggiata al porto di Pesaro a far bella mostra di sè, visitata da decine di appassionati: "La filosofia di questa barca è che sa regalare il piacere di navigare, anche con poco vento, e può far divertire anche in regata - spiega il progettista -. Una barca facile, dove anche chi non è particolarmente esperto si sente bravo al timone. Un po’ come la nuova generazione degli sci, che con l’avvento del carving regalano le stesse sensazioni". "La gamma Eleva Yachts è pensata per chi vuol vivere il mare in crociera senza rinunciare alle prestazioni e all’affidabilità. La nostra mission è insomma quella di costruire barche da crociera veloci" dice Poli. "A motore è in grado di fare 9 nodi, dunque molto più veloce della media nei trasferimenti - aggiunge Tonelli -. Ed abbiamo creato forme più tonde, con un passaggio sull’onda più confortevole".

L’architetto Marco Veglia si sofferma invece su un altro aspetto, quasi sociologico: "La pandemìa ha creato una nuova tendenza, vivere in barca per non andare in hotel. Perciò gli interni sono meno claustrofobici e molto più luminosi: dalla cabina armatoriale si vede il mare e anche le due cabine di poppa, di solito considerate le più scomode, sono confortevoli".

Il peso, 7.500 kg, è poggiato per il 40% sulla chiglia, l’albero è in alluminio: "Ma soprattutto è la sicurezza percepita quando si naviga a rendere appetibile questa barca, che costa meno del Fity (il 50 piedi) prodotto in precedenza, quindi più alla portata" dice Pierleoni. Che poi racconta un particolare significativo: "Il modello che abbiamo presentato a Pesaro è stato acquistato da un armatore di Ancona: ci ha detto che ha deciso di comprare una barca a km zero, potendo seguire giorno per giorno come nasceva. Il nostro cantiere mantiene caratteristiche artigianali, più che industriali: coinvolge le nostre maestranze e favorisce l’economia locale".

Elisabetta Ferri