Pesaro, un libro sui 20 anni romani di Eliseo Mattiacci

Lo scultore viene ricordato a tre anni di stanza dalla sua morte. L'incontro con Warhol

Eliseo Mattiacci, una performance del periodo romano

Eliseo Mattiacci, una performance del periodo romano

Pesaro 8 dicembre 2022 - Un libro, a tre anni di distanza dalla sua morte, su Eliseo Mattiacci, il Galileo della scultura, l’artista cosmico. Mattiacci nasce a Cagli, scende a Pesaro dove frequenta l’istituto d’arte Mengaroni, quindi prende la strada per Roma. Siamo agli inizi degli anni Sessanta e la capitale non è solo “La dolce vita“ di Fellini, ma anche un frullatore in ebollizione culturale con le schegge di ritorno dai movimenti studenteschi americani. E in questo contesto, e cioè quello romano, che Eliseo Mattiacci muove e si fa notare per le sue performance artistiche. Che lo porteranno in un arco di tempo che va dal 1964 al 1986, alla ribalta internazionale. Perché tutto il percorso dello scultore in questi venti anni di vita culturale romana, sono all’interno di un libro, molto bello e pieno di fotografie alcune inedite, dal titolo “Sculpture in Action: Eliseo Mattiacci in Rome“.

Si va dagli esordi e della performance iniziali – il tubo giallo color Agip lungo 120 metri –, fino alla partecipazione alla biennale di Venezia, per poi prendere una dimensione internazionale che arriva con la conoscenza di Alexander Iolas, potente gallerista, che porta i suoi lavori a Parigi ed anche a New York dove fra l’altro Mattiacci viene incontra a pranzo da Andy Warhol. Una storia che raccontava, questa dell’incontro con il grande artista americano, ma senza particolare enfasi, perché lo colpirono di quel pranzo soprattutto gli ascetici silenzi di Warhol.

Ha un particolare questo libro: è scritto in inglese «perché in Italia la sua arte è conosciuta mentre deve essere valorizzato soprattutto sull’estero». E tra le presentazioni che sono state fatte di questa opera che è stata curata da Lara Conte, anche all’istituto Italiano di Cultura a New York, in collaborazione con Magazine Italian Art, quindi a Vaduz in Germania e al museo Macro di Roma. Roma come punto di partenza di un percorso artistico che poi accoppierà la figura artistica di Eliseo Mattiacci all’arte povera, altra cosa che lui non amava particolarmente perché non voleva etichette e quindi si voleva smarcare dai movimenti per avere un suo segno artistico indipendente. Un progetto editoriale, questo libro, che è frutto della collaborazione con lo Studio Eliseo Mattiacci e Lara Conte. Ed è presentato dall’associazione “Il teatro degli artisti“ fondata dalla gallerista Franca Mancini, la cui figlia Silvia ha sposato Mattiacci. Nella prefazione anche un breve scritto della figlia dell’artista, Cornelia, a cui Mattiacci dedicò un’opera, una culla. Sono passati tre anni dalla morte di questo artista: presenti al suo addio a Cagli i maggiori collezionisti italiani, a partire da Bertelli (Prada). L’ultimo viaggio del vichingo che guardava le stelle, anche se ormai da qualche anno il sipario grigio della malattia era calato sui suoi occhi. Un libro, quello edito, che è il giusto tributo all’artista e all’uomo. Maurizio Gennari