Erap, lavori pagati e mai fatti: 7 indagati per frode e abuso

Chiusa l’inchiesta, la procura di Pesaro verso la richiesta di rinvio a giudizio. Gli accertamenti delle Fiamme gialle riguardano gli anni dal 2016 al 2019

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Lavori che Erap (ex Case popolari) aveva pagato interamente anche se il cantiere era arrivato al 70 per cento del dovuto. E poi lavori in casa dei dirigenti Erap da parte di ditte vincitrici di appalti come "favore" ai dipendenti pubblici, subappalti senza autorizzazione, lavorazioni contabilizzate due volte come nel palazzo Erap di via Mazza a Pesaro oppure disposti pagamenti per lavori mai svolti oppure evitate le penali alle ditte per i ritardi nel cantiere attestando falsamente lo stop delle lavorazioni quando invece queste continuavano. Per tutto questo, il nucleo delle fiamme gialle di polizia economico-finanziaria di Pesaro hanno denunciato all’Autorità giudiziaria 3 funzionari pubblici e 4 imprenditori resisi responsabili di diverse condotte illecite, nell’ambito delle procedure di appalto di lavori pubblici.

Le indagini, scaturite da attività info-investigativa di iniziativa del Reparto, hanno interessato

l’analisi delle procedure di appalto adottate dal presidio provinciale di Pesaro-Urbino dell’Erap nel periodo dal 2016 al 2019, partendo da presunte irregolarità rilevate su un cantiere

sovvenzionato dal comune di San Lorenzo in Campo da cui era emerso un certificato che

attestava il completamento dei lavori, in realtà non terminati.

In particolare, veniva accertato che le opere effettuate erano state eseguite per circa il 70%, ma di contro, risultavano pagamenti all’impresa per intero, anche a fronte di opere di cui veniva accertata l’assenza. Alla luce degli iniziali elementi di illiceità su un singolo appalto, le attenzioni dei finanzieri, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria pesarese, si sono concentrate sui lavori di ulteriori 5 cantieri commissionati da Erap (un altro a San Lorenzo, due a Pesaro, e poi uno a Cartoceto) per un valore complessivo dei lavori appaltati per circa 4 milioni e 432.000 euro. I reati ipotizzati sono: abuso d’ufficio, falsità ideologica, subappalto non autorizzato, tentata truffa, frode

in pubbliche forniture, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione per un atto

contrario ai doveri di ufficio. L’inchiesta è stata chiusa da mesi e a breve si attente la richiesta di rinvio a giudizio. Inoltrata alla Corte dei Conti una segnalazione per un danno erariale di 518.000,00 euro.