Erika Mammarella morta nell'incidente a San Giovanni in Marignano. Chi era la vittima

La 35enne tornava a casa dal Piccadilly di Cattolica dove lavorava come cameriera. Disposta l’autopsia

Rimini, 27 luglio 2022 - Sarà con ogni probabilità l’autopsia, già disposta dal magistrato di turno, a fare luce sugli ultimi istanti di vita di Erika Mammarella, 35 anni, la cameriera di Tavullia deceduta nell’incidente avvenuto lunedì verso le 4.30 sulla strada provinciale 58, all’altezza del confine tra Romagna e Marche. L’unico dato certo, almeno per ora, è che Erika ha fatto tutto da sola, perdendo il controllo della Fiat Punto su cui viaggiava lungo la strada che da San Giovanni in Marignano conduce fino a Tavullia: l’auto si è infilata in una macchia di vegetazione e ha terminato la propria corsa con le ruote per aria in un campo in prossimità di via Melareto, a ridosso del torrente Tavollo.

Erika Mammarella, morta a 35 anni
Erika Mammarella, morta a 35 anni

L’allarme tuttavia è scattato parecchie ore dopo. Dalla strada sarebbe stato praticamente impossibile notare la macchina a causa della fitta vegetazione (canneti e cespugli) che ricopre l’area. Solo nel tardo pomeriggio di lunedì, il proprietario del terreno si è accorto del mezzo ribaltato e ha dato l’allarme, facendo accorrere sul posto carabinieri e vigili del fuoco. L’uscita di strada è stata immortalata dalle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, ma resta ancora il mistero sulle cause. Si è trattato di un colpo di sonno? Oppure di un malore? La speranza è che gli accertamenti condotti dai carabinieri della tenenza di Cattolica possano dare una risposta a questi interrogativi. Di certo nessun altro mezzo è rimasto coinvolto nell’incidente, avvenuto ad un’ora in cui la strada provinciale è praticamente deserta.

L’altra notte la 35enne stava tornando da Cattolica, dove lavorava come cameriera al ristorante Piccadilly Mare. "Una volta finito il suo turno – spiega il gestore Mattia Donati – Erika si è fermata a fare due chiacchiere con un amico ai Quattro Bar prima di fare rientro a casa. Lavorava con me da cinque anni ed eravamo legatissimi: lei mi chiamava ‘fratellone’, io ‘sorellina’. La ricordo come una persona generosa, con un cuore grande e un sorriso abbagliante. Ormai era diventata parte della mia famiglia, l’anno scorso avevamo festeggiato insieme il mio compleanno. All’inizio dell’estate si era rotta il braccio, e così aveva potuto riprendere il servizio solo verso il 10 luglio. A maggio aveva fatto ritorno da un viaggio in Cambogia: un’esperienza che per lei era stata davvero molto importante". Erika abitava da sola a Tavulla, in una mansarda della zia, nello stesso stabile in cui vivono anche la madre, la sorella ed altri familiari. Visto il suo lavoro di cameriera stagionale, non era raro che rientrasse a casa anche parecchie ore dopo la fine del turno.

Per alcuni anni aveva fatto parte della sezione di Pesaro del Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici. "Era entrata da noi come educatrice e si occupava in particolar modo del gruppo dei lupetti, ovvero dei bambinitra gli 8 e i 12 anni – la ricorda il responsabile Cristiano Andreani –. Amava la natura, la vita all’aria aperta, ed era una persona positiva ed empatica, capace di contagiare tutti con il suo buonumore. Purtroppo le nostre strade nel tempo si erano divise, ma eravamo rimasti in contatto e ogni tanto ci sentivamo. È una perdita enorme". "Porterò sempre nel cuore il ricordo del tuo bellissimo sorpresa" dice l’amica Ombretta Restelli.