TIZIANA PETRELLI
Cronaca

Errore medico, maxi-risarcimento. Per un catetere messo male 500mila euro a paziente e parenti

Responsabili gli ospedali di Urbino ed Ancona: i sanitari del primo per averlo posizionato nella arteria invece della vena, quelli del secondo per il ritardo con cui l’hanno rimosso. Vita stravolta per la malata

Errore medico, maxi-risarcimento. Per un catetere messo male 500mila euro a paziente e parenti

L’ospedale di Urbino, coinvolto nel caso di malasanità assieme al Torrette di Ancona

Pesaro, 10 settembre 2024 – L’ospedale di Urbino e il Torrette di Ancona, sono stati ritenuti responsabili in solido dei danni sofferti da una 63enne pesarese e dai suoi familiari, per le conseguenze di quello che è stato considerato dal tribunale civile di Ancona "un grave errore medico durante il posizionamento di un catetere venoso centrale" in preparazione a un intervento chirurgico. Per questo l’avvocato Gabriele Chiarini, specializzato in casi di malasanità, è riuscito ad ottenere per tutti loro un risarcimento di quasi 500mila euro, come rimborso complessivo sia per la paziente che per i suoi parenti prossimi.

"L’impianto di un catetere venoso centrale (Cvc) - spiega il legale - rappresenta, nei diversi contesti clinici in cui può emergerne la necessità, una procedura apparentemente banale, ma nondimeno critica e rischiosa, perché il suo fallimento può portare a ripercussioni gravi e durature. Il caso di Adalgisa (nome modificato per ragioni di privacy) ne è un esempio paradigmatico: l’errato posizionamento del Cvc ha trasformato una routine ospedaliera in una cascata di eventi avversi. Ne è conseguito un dramma personale e familiare, che abbiamo fatto valere in un giudizio civile culminato nel risarcimento di circa 500.000 euro riconosciuto dal Tribunale alla paziente e ai cari".

E’ un’odissea iniziata tre anni fa, quella della signora Adalgisa, una allora 60enne ancora del tutto autonoma e molto vitale.

"A seguito del riscontro di sangue occulto nelle feci, si sottopose alla colonscopia - racconta il legale -. La biopsia eseguita in tale occasione rivelò la presenza di un tumore al colon. Ulteriori esami diagnostici, tra cui una Tac, confermarono la necessità di un intervento chirurgico per rimuovere la parte affetta del colon".

Adalgisa è stata quindi ricoverata a Urbino e preparata per l’intervento di emicolectomia. "In vista dell’operazione - prosegue l’avvocato -, si rese necessario il posizionamento di catetere che viene normalmente inserito in una delle grandi vene centrali. Purtroppo, però, al momento del posizionamento da parte del medico anestesista, il catetere, anziché in vena giugulare interna destra, quale era l’intenzione dell’operatore, fu introdotto nell’arteria succlavia, in corrispondenza dell’origine dell’arteria vertebrale destra e fatto scorrere lungo la brachiocefalica, fino a sporgere nell’arco aortico, con conseguenze devastanti per la paziente".

Il catetere mal posizionato è rimasto in sede per quasi una settimana prima di essere rimosso dai sanitari del nosocomio di Ancona, ritardo che per il giudice ha contribuito a gravi complicanze. "Dopo la rimozione del Cvc, la paziente ha subìto un attacco ischemico transitorio, che non è stato adeguatamente monitorato ed è così evoluto in un ictus ischemico. Questo evento ha determinato una disabilità permanente che ha completamente stravolto la vita della paziente e dei suoi più stretti familiari (marito, due figli e un nipote). Da autonoma e socialmente attiva, la signora si è ritrovata improvvisamente dipendente dagli altri per le necessità più basilari della vita quotidiana, affrontando una condizione che ha portato con sé anche un profondo impatto psicologico".