False vaccinazioni, 11 indagati in provincia Il tariffario: 250 euro per avere il Green pass

Inchiesta da Bologna, arrestato medico di Rimini, nei guai l’assistente pesarese. Una 45enne di Cagli la procacciatrice

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Ci sono anche 11 pesaresi, sette donne e quattro uomini, tra i 27 finiti nell’inchiesta della procura di Rimini sul traffico di falsi green pass e finte somministrazioni di vaccini che ha portato all’arresto (ai domiciliari) di un medico di base residente a Rimini, ma con studi a Cattolica e San Giovanni in Marignano e alla sospensione di sette sanitari. Tra gli indagati della nostra provincia, spiccano una pesarese di 38 anni, assistente del medico compiacente, il quale incassava per ogni pratica 250 euro, e una 45enne di Cagli, titolare di un’azienda agricola, accusata di essere la procacciatrice di clienti no vax della zona disposti a pagare pur di non sottoporsi all’inoculazione del vaccino. Era lei, secondo le accuse, a consegnare la busta all’intermediario, che era anche il suo fidanzato, residente in Romagna, con dentro tessera sanitaria, documento di identità, mail, numero di telefono e soprattutto i soldi, quei 250 euro (in alcuni casi 100 per gli "amici") con i quali comprarsi il certificato verde falso. I carabinieri le hanno sequestrato il cellulare, perquisito la casa e disposto la misura dell’obbligo di firma giornaliera in caserma. Gli altri indagati sono il fratello della presunta procacciatrice, altre due donne di Cagli e comuni vicini, commercianti, e la figlia di una di queste, uno di Tavullia, e quattro di Fano.

Per tutti l’ipotesi di reato è di corruzione e falso ideologico e materiale. In queste ore sono stati tutti ascoltati dai militari davanti ai quali hanno cercato di ribadire la propria versione. Ma l’indagine potrebbe riservare nuovi sviluppi. Soprattutto potrebbe crescere, e di molto, nei numeri. I no vax scoperti dalle forze dell’ordine sarebbero solo una piccola parte dei tanti che avrebbero usufruito della prestazione a del medico riminese.

A puntellare l’indagine ci sono intercettazioni telefoniche e ambientali. Foto che non lascerebbero spazi a dubbi. Come quella in cui si vedrebbe una paziente nel momento in cui passa la busta al medico. L’operazione, che ha interessato anche le province di Ravenna e Napoli, sta provocando non poche preoccupazioni nel nostro territorio. Intanto, cinque degli undici indagati si sono rivolti all’avvocato penalista Salvatore Asole, che è pronto a fare riesame contro le misure disposte nei confronti della presunta procacciatrice di clienti. "L’imputazione per tutti è di corruzione, nonché di aver formato l’atto falso, sia materiale che ideologico – commenta l’avvocato Asole –. Posso capire la contestazione dell’uso del documento falso, ma non l’accusa di aver formato il documento. Sulla corruzione poi c’è un particolare di non poco conto. Ci vuole il diretto rapporto col medico presunto compiacente. Ma i miei assistiti non hanno mai avuto quel contatto diretto col pubblico ufficiale. Siamo pronti a difenderci contro queste accuse".

Elisabetta Rossi