Fano-Urbino, sul ripristino aria d’intesa col governo

Nell’incontro tra il governatore Acquaroli e il presidente della Commissione. Lavori pubblici Coltorti, ci si è accordati sulla necessità di preservare il sedime

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Nuove speranze, per chi se lo augura, per quanto riguarda la riattivazione della linea ferroviaria Fano-Urbino, che rientra tra le infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali di cui hanno discusso, l’altro ieri, il presidente della Regione Francesco Acquaroli e il senatore Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici. All’incontro erano presenti anche la consigliera regionale Marta Ruggeri e la collega Simona Lupini oltre al senatore Giorgio Fede (membro della commissione Lavori pubblici). Tra i tanti temi affrontati (porto, ferrovia, interporto, aeroporto e autostra) si è parlato del "completamento della superstrada Fano Grosseto, ferma da trent’anni, e di valutare il ripristino di alcune linee ferroviarie dismesse, tra le quali la Fano Urbino". E’ stato ricordato che "lo scorso anno era stato stanziato 1 milione di euro in bilancio, a disposizione di Rfi, per lo studio di fattibilità, e che il sedime deve essere preservato e non intralciato da altre opere".

E a proposito della Fano-Urbino, i consiglieri comunali di M5S Tommaso Mazzanti, Francesco Panaroni e Matteo Giuliani riportano l’attenzione sulla pista ciclabile e sul fatto che ci sono due modi per realizzarla: "All’interno del sedime ferroviario, se non sopra i binari: soluzione colpita da una serie di onerose prescrizioni di Rfi, che ha anche suggerito di trovare un itinerario alternativo, ma soprattutto da due pareri negativi del Ministero che hanno bloccato l’iter per mesi, rischiando di far perdere i finanziamenti per la realizzazione dell’opera. Questo percorso inoltre intralcerebbe l’eventuale ripristino della linea come metropolitana leggera di superficie. Come se non bastasse, durante un recente convegno, la stessa funzionaria di Rfi che aveva prescritto la distanza minima di 1,5 metri dai binari ha precisato che, nel momento in cui entrasse in esercizio il treno turistico, occorrerebbe applicare la normativa che di metri ne prevede almeno sei".

"Il secondo modo – proseguono i grillini – è quello di utilizzare un tracciato nei pressi della ferrovia. Un percorso che possa superare i pareri negativi del Ministero e consenta di sbloccare l’iter per non mandare in fumo 4,5 milioni di euro. Scegliendo questa opzione si potrebbe proseguire senza intralci il lavoro per la riattivazione della ferrovia Fano-Urbino". E dunque si chiedono i grillini: "Chi si incaponisce per la prima opzione, a che gioco sta giocando?".

Giorgio Pucci, residente dell’Arzilla, tra i cittadini che si battono contro la variante Gimarra, non risparmia critiche: "Sembra che il Pd fanese e la giunta stiano cercando di perder tempo, affossando Fano a vantaggio di Pesaro. Sulla ciclovia ad oggi sono 7 mesi che devono rispondere alla richieste del Ministero competente per proseguire l’iter attuativo, risposte che l’amministrazione comunale non ha fornito, con perdita di tempo prezioso".

an. mar.