Fanti, le memorie di un contractor: "Per morire basta un sorso d’acqua"

Ha 61 anni, è a capo di un’agenzia per la sicurezza a Fano, una vita sui teatri di guerra: dalla Somalia al Donbass, ecco il suo racconto

Marco Fanti, 61 anni, titolare di un’agenzia di sicurezza

Marco Fanti, 61 anni, titolare di un’agenzia di sicurezza

Pesaro, 26 marzo 2026 – “Ero lì in Iraq come contractor per gli americani. Stavo guardando la nostra caserma di Nassirya quando mi avvicina un collega della Legione Straniera e mi dice: ‘Ma come è possibile che non ci siano difese?‘. Poi arrivò un camion pieno di esplosivo lanciato contro la caserma". Una strage e tra i morti anche Marco Beci di Pergola. Chi parla si chiama Marco Fanti, ha 61 anni, è amministratore delegato della società ‘La Fenice’ di Fano e vive a Pesaro.

Prima di diventare un contractor era un giovane boscaiolo che girava per le foreste dell’Appennino tra Umbria e Marche. Poi paracadutista a Siena, una laurea in psicologia e criminologia all’Ucla in California.

Quindi una vita sui teatri di guerra. "In Somalia i nostri fuggivano e per il terrore non aprivano lo sportellone del blindato ai compagni rimasti in strada. La guerra non si deve fare ed in guerra non esistono buoni i cattivi e non conta nulla se fino al giorno prima dicevi messa. E soprattutto bisogna essere preparati".

In tutti i teatri di guerra come contractor. Ma lei come ha fatto?

"Prima i corsi di addestramento in Israele dove sono i più bravi e preparati, quindi con le forze speciali inglesi ed anche in Russia. Poi anche un corso sugli esplosivi. Mi pagavano gli americani".

Molto?

"Qualcuno, ma non io, arrivava anche a mille dollari al giorno".

Afganistan...

"Ci sono stato tre anni. Andavamo in missione anche dietro le linee nemiche e sulle montagne".

Ha mai pensato di non portare a casa la pelle?

"Spesso anche perché lavorando per l’esercito americano se ti facevano prigioniero eri morto".

Conflitti a fuoco?

"Tanti e sono rimasto anche ferito due volte".

Quante guerre ha visto ed ha fatto?

"In Libano con il generale Angioni, quindi anche in Ruanda e Centrafrica, in Kosovo, l’ex Jugoslavia. Poi in Donbass nel 2014: era un mattatoio tra filo russi e ucraini, si sparavano addosso tutti i giorni e se uscivi dagli scantinati per andare a prendere l’acqua potevi essere ucciso da un cecchino. Quello che fanno vedere oggi in tv era quello che accadeva anche nel 2014".

Lei oggi è a capo di un’agenzia per la sicurezza. Visti i precedenti è arrivato qualcuno a chiedere di arruolarsi nell’esercito ucraino?

"Ho avuto telefonate da genitori che erano preoccupati per i figli che volevano arruolarsi".

Anche della nostra provincia?

"No, nè da Pesaro e nè da Fano, da Senigallia".

Arrivano ragazzi a chiedere di fare il suo ex mestiere?

"Non proprio contractor ma le guardie del corpo".

lei ha fatto la guardia del corpo?

"Sì, per un miliardario spagnolo".

Lei ha contatti oggi con i servizi di sicurezza?

"No, ma alcuni li conosco".

Si dice che in questa provincia ci sia un bel movimento compresi alti ufficiali Nato che vivono isolati. Solo chiacchiere?

"Quest’area è sempre stato un punto di riferimento per i paesi dell’Est. Molti russi anche con grandi interessi economici, una forte comunità ebraica in Ancona, investimenti anche cinesi. Alla fine della guerra nell’ex Jugoslavia erano qui diversi miliziani serbi della brigata Scorpion ed io in quel periodo lavoravo sempre per gli Stati Uniti. Devo dire che sia la polizia che i carabinieri svolsero un lavoro eccellente: bravi. Per una serie di ragioni l’intelligence gira".

Una vita da Rambo, ma lei come capita a Fano?

"Il proprietario dell’agenzia La Fenice, che conoscevo, aveva bisogno di uno che avesse i titoli di polizia. E mia ha chiamato".

E lei dove era?

"Ero a Malta per l’antiterrorismo, sempre per gli americani".

E che succede?

"Nel giro di 5 anni siamo passati da 20 persone a 200 che salgono a 300 con i collaboratori. Abbiamo 60 automezzi".

Di cosa vi occupate?

"Di sicurezza, da quella normale della vigilanza, fino al monitoraggio degli uffici pubblici. Abbiamo tutti quelli di Ancona compreso l’ospedale, dove ora abbiamo un presidio"

Dopodiché?

"Facciamo anche cyber security ed i nostri dati sono mantenuti in dispositivi di ultimissima generazione. Un patrimonio molto delicato. Poi facciamo sicurezza urbana, ed addestramento perché lavoriamo anche nelle caserme. Quindi abbiamo anche un team psicologico al centro antiviolenza, soprattutto per le donne, ad Ascoli, dove insegniamo anche a difendersi e pianifichiamo viaggi".

E l’uso delle armi?

"Quello in Italia non si può fare. Per cui giro, dai paesi dell’Est, alla Germania fino alla Spagna. Tutto quello che vedete anche in Tv sull’uso delle pistole, sono stupidaggini, così come sono stupidaggini tutti quelli che parlano in tv di guerra".

I suoi collaboratori alla Fenice?

"Soprattutto ex ufficiali dei Ros, i reparti speciali dei carabinieri".

Anche un libro su di lei...

"Sì, e si chiama ‘Eroi senza gloria. Storia di un contractor italiano’".

C’è gente di qui che fa ancora il suo ex mestiere?

"Sì, ma non so dove siano in questo momento".