Figli della coppia gay di Gabicce, un padre di troppo. Pm vuole il Dna

Il ricorso rispetto alla trascrizione del doppio genitore al maschile sarà discusso il 4 dicembre

Andrea Bartolini e Blago Kirof, la coppia gay di Gabicce con i figli

Andrea Bartolini e Blago Kirof, la coppia gay di Gabicce con i figli

Pesaro, 31 ottobre 2018 - Due padri per due gemelli? Per la procura di Pesaro non se ne parla proprio. Al massimo uno, e solo dopo la prova del Dna che dimostri il legame biologico con i bimbi. Altrimenti anche quella eventuale paternità singola sarà rimessa in discussione. Nella memoria depositata dal pm Silvia Cecchi al giudice civile Giuseppe Fanuli, chiamato a stabilire se la trascrizione dell’aprile scorso allo Stato civile di Gabicce mare dei due gemellini nati in America abbia presupposti veri o falsi (sentenza prevista il 4 dicembre prossimo), non sembrano esserci molti margini di ‘tolleranza’. In altre parole, il pm Cecchi chiede chiarezza sulle origini dei bambini perché questo è un loro diritto insopprimibile. Per arrivare a questo, la prova del Dna è un passaggio irrinunciabile. Fino ad ora infatti, la difesa non ha presentato un vero certificato di laboratorio ma una dichiarazione anzi un’autocertificazione che agli occhi della procura non prova nulla su chi è il padre biologico dei bambini.

Facciamo un passo indietro, ossia quando nell’aprile scorso Andrea Bartolini, 57 anni di Riccione e Blago Kirof, 34 anni, bulgaro, registrano all’anagrafe di Gabicce mare i due gemellini nati in Usa. Sembra tutto ok, altre coppie gay in Italia hanno avuto la trascrizione dei figli nati all’estero da donatrici di ovuli e di gestazione ma la procura di Pesaro impugna dopo un mese quella trascrizione perché manca qualunque prova che dimostri il legame biologico di uno dei due padri. Ma i guai sono anche altri: I due padri avevano spiegato ai giornalisti che le due donne che avevano contribuito a far nascere i due bambini sono una marines di San Diego mentre la portatrice è una ragazza di 35 anni di Palm Springs, insegnante in un asilo, che aveva già avuto 4 figli. Ci vedremo in autunno. Sono persone splendide, vogliamo che siano parte della nostra famiglia».

Ma non è andata come pensavanno perché la procura di Pesaro non accetta il ‘fatto compiuto’, ossia bimbi nati all’estero, con passaporto Usa e fatti arrivare in Italia con un certificato del giudice californiano che attesta la paternità di entrambi gli uomini. Per la procura, l’ordinamento italiano «non è un passacarte» e dunque occorre dimostrare il legame biologico tra bimbi e un padre. Come va accertato se c’è stata una violazione dell’ordine pubblico internazionale. Il giudice Fanuli in altre parole non è chiamato a stabilire quale sia la scelta migliore per la vita futura dei bambini ma solo determinare il loro status. Nel frattempo, le sezioni unite della Cassazione civile potrebbero pronunciarsi proprio sulla doppia genitorialità delle coppie gay. E a quel punto, la strada da seguire sarà tracciata. Ora invece è ancora piena di curve e inversioni a U, visto che molti tribunali italiani approvano e tanti altri rigettano il principio di doppi padri e doppie madri.

ro.da.