Filippo Magnini testimone nel processo per doping del suo ex medico

Guido Porcellini è stato rinviato a giudizio a Pesaro. L'avvocato: "Costretto a citare il campione del mondo"

Filippo Magnini, in una foto d’archivio, col suo ex medico nutrizionista Guido Porcellini

Filippo Magnini, in una foto d’archivio, col suo ex medico nutrizionista Guido Porcellini

Pesaro, 12 luglio 2017 - Non è indagato, ma in aula dovrà entrarci lo stesso. Filippo Magnini salirà sul banco dei testimoni nel processo per doping contro il suo nutrizionista, il medico Guido Porcellini, rinviato a giudizio dal gup Lorena Mussoni di Pesaro proprio ieri mattina.

Il difensore di Porcellini, l’avvocato Francesco Manetti del foro di Ravenna ha infatti già annunciato che chiamerà il campione del mondo di nuoto a dire la sua versione sui vari fatti contestati al dietista. Salvo che il giudice non decida di estrometterlo dalla lista testi. Un’ipotesi che sembra alquanto improbabile. Nelle carte dell’inchiesta, le pm Valeria Cigliola e Monica Garulli della procura di Pesaro accusano Porcellini di aver fatto arrivare dall’estero sostanze dopanti che avrebbero poi rivenduto a diversi clienti. E tra i vari destinatari, c’è anche il nome di Magnini. «È certo che lo metterò nella mia lista testi – ha spiegato il legale – ma solo perché il suo nome è nelle carte». Ma sono anche altri gli sportivi di cui Porcellini ha tenuto d’occhio dieta e bilancia. Come Fognini».    «Per Fognini e altri vedremo – continua Manetti – portare uno sportivo famoso in un processo per doping non è ovviamente producente. Ripeto. Magnini, per forza di cose, sono costretto a citarlo. E comunque, ora, né lui né Fognini, sono più clienti del mio assistito. Tutta questa inchiesta è una montagna creata da un topolino. E sono certo che tornerà a essere un topolino. E dopo mi occuperò di tutelare l’onorabilità di Porcellini».

La prima udienza di dibattimento è in agenda per il 7 novembre. Alla sbarra con Porcellini, c’è anche il suo amico e presunto complice in affari illeciti, Antonio Maria De Grandis. Quello che per la Procura sarebbe stato una sorta di braccio operativo del medico. De Grandis si sarebbe occupato di ordinare i prodotti su internet, a un tale 'Jimmy il cinese', e di andarli a ritirare nei vari uffici postali di Pesaro, ma anche nei centri di smistamento doganale a Milano e Roma. Per poi consegnarli, secondo l’accusa, ai vari clienti e sportivi.

«Magnini? Mai visto né conosciuto – ha detto ieri De Grandis davanti all’aula del gup – so come è fatto solo perché l’ho sempre visto in televisione. Non sapevo che quei prodotti fossero illegali. E comunque erano per me, per la mia cartilagine del ginocchio. Tra l’altro hanno funzionato benissimo. Come provato da una risonanza che ho fatto dopo la terapia. Porcellini ha il suo carattere, ma è un grande medico».

E continua intanto l’indagine parallela della Procura nazionale antidoping. NeglI uffici romani si lavora sulla base degli atti trasmessi dalla Procura di Pesaro. Ai giudici sportivi interessa solo l’aspetto delle sostanze. Capire se siano state o meno utilizzate. Da Magnini. Ma forse anche da qualcun’altro. E presto sia Porcellini che il suo legale potrebbero trovarsi davanti alle toghe dell’antidoping. «Siamo stati convocati – spiega Manetti – non siamo obbligati a presentarci, ma noi andremo».