Fiumi in crisi, siccità spietata Arriva la “flebo“ del Burano

Aperto il pozzo per erogare 200 litri al secondo

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di Andrea Angelini

Alla fine il giorno tanto temuto quanto atteso è arrivato: è stato aperto ieri il pozzo del Burano, situato tra i comuni di Cagli e Cantiano, che con la sua riserva d’acqua a 300 metri di profondità è il "rubinetto della provincia", quello da aprire quando l’emergenza non è più differibile. L’emergenza idrica attanaglia ancora la provincia di Pesaro Urbino e così l’assessore regionale all’Ambiente Stefano Aguzzi ha annunciato questa decisione, che già pareva inevitabile e della quale si attendeva solo l’ufficialità: "Stamattina si è riunita la commissione che valuta l’emergenza idrica di cui fanno parte Protezione civile, Prefetture e servizio Ambiente – ha commentato Aguzzi –. Nella nostra provincia la situazione è più problematica perché il fiume Metauro è quasi a secco e gli invasi sono al 20% della loro potenzialità, quindi nel giro di pochi giorni non ci sarebbe più acqua a cui attingere per gli acquedotti di Fano e di Pesaro. Abbiamo deciso di aprire il pozzo del Burano da oggi a mezzogiorno (ieri per chi legge) solo per 200 litri al secondo e speriamo che questo possa bastare per gestire l’emergenza".

Nonostante la situazione non sia rosea rispetto al passato sono ora meno i litri che si prelevano da questo pozzo e Aguzzi ribadisce l’intenzione di gravare il meno possibile su questo serbatoio naturale: "Dalla settimana scorsa preleviamo 150 litri al secondo dal pozzo di Sant’Anna e, sempre da una settimana, abbiamo ridotto di 200 litri il rilascio dell’acqua dagli invasi per mantenere vivo il Metauro – aggiunge Aguzzi –. Gli altri anni il Burano era aperto per 300 litri al secondo ed alcune volte anche per 400 litri al secondo quindi cerchiamo di attenuare al massimo la pressione su quella fonte d’acqua".

Sullo stato di emergenza tanto invocato anche dai nostri allevatori e agricoltori Aguzzi rimanda alla prossima settimana eventuali decisioni: "Il 2 agosto c’è una riunione del comitato d’emergenza e credo che da quella riunione scaturirà la richiesta dello stato di emergenza. Prima di richiederlo dovevamo attuare alcune misure per tentare di mitigare l’emergenza come, appunto, l’attivazione del pozzo del Burano e il ricorso al servizio di autobotti".

Lo scorso anno il pozzo del Burano era stato aperto il 7 agosto e chiuso il 21 settembre dopo 47 giorni di apertura continuativa, mentre nel 2017 venne aperto addirittura il 17 luglio. Come sempre le reazioni alla notizia dell’apertura sono le più discordanti, soprattutto quelle legate alla gestione della risorsa idrica e ai tempi di ricarica del bacino: secondo i calcoli del gruppo di ambientalisti “Progetto Acqua“, ad esempio, una goccia di pioggia che cade in cima al monte impiegherebbe sedici anni a finire nel sito di accumulo profondo del pozzo. “Progetto Acqua“ ha chiesto anche di poter conoscere i dati relativi alla pressione dell’acqua in uscita dal pozzo e il loro sviluppo nel tempo così da poterne valutare lo stato di salute. Venerdì alle 18 invece a Cagli nella sala degli Stemmi, organizzata dall’Unione Montana Catria e Nerone, si terrà una assemblea pubblica sul tema della gestione delle risorse idriche alla presenza dei dirigenti regionali competenti in tema di acque.