Flenghi, l’uomo che sussurrava ai piloti

Si è spento a 79 anni il fondatore della Tm Motori. Il figlio: "Sia che fossero campioni che tifosi, concedeva a tutti la stessa disponibilità".

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Un gigante dietro le quinte, Claudio Flenghi. L’uomo che ha fondato, nel 1977, assieme a Francesco Battistelli, la TM motori e la Tm racing. Traduzione: oltre cento titoli internazionali vinti, tra mondiali ed europei, nelle competizioni dei kart e quindi anche nel motocross, enduro e motard.

Qualche settimana fa era in Veneto per assistere, con il team della Tm, gli allenamenti di Leclerc, prima guida della Ferrari. Un batterio che ha colpito l’aorta, lo ha portato all’ospedale. E lì ieri mattina si è spento al San Salvatore questo signore dei motori, all’età di 79 anni. Claudio Flenghi lascia la moglie Gennarina e due figli, Filippo – che ha seguito le sue orme in fabbrica – e Thomas che è invece un urbanista che lavora in Comune. Oggi alle 18,30 rosario e domani alle 15, nella chiesa di San Carlo in via Nitti si svolgeranno i funerali.

Viveva, Flenghi, in via Giolitti, sopra quell’officina che aveva fondato dopo che era uscito dalla MotoB. Claudio Flenghi che è stato il padre di motori imbattibili e famosi in tutto il mondo, era anche uno che sussurrava ai fenomeni e cioè ad una lunghissima pattuglia di piloti che poi sono finiti nelle piste di Formula Uno. "Dava consigli – racconta il figlio Filippo –, soprattutto nelle partenze, quando magari l’emozione ti può tradire. Perché partire bene è fondamentale. E la cosa che mi rimarrà sempre nelle memoria di mio padre è soprattutto la sua grande disponibilità e la sua modestia nel trattare con tutti, sia che fossero noti campioni che appassionati sconosciuti".

E Flenghi poteva dare consigli, perché aveva corso con i kart sia gli europei che i campionati italiani. Ma la cosa che lo ha reso grande nell’ambito motoristico è stata la sua sensibilità e la sua capacità di ‘ascoltare’ i motori. Racconta Luciano Battisti, che gli era amico: "Un grande uomo, di altri tempi, lontano dalla ribalta benché io, come tanti appassionati, lo considerassi, lui che aveva coofondato la Tm, come il successore vero della Benelli. Una passione infinita e con un amore infinito per il suo lavoro. Ricordo una manifestazione a Campanara dove portai la Benelli 500cc con cui aveva corso Jarno Saarinen. Era presente Giacomo Agostini. Flenghi mi chiese se poteva metterla in moto. Si avvicinò tra persone che mi chiedevano chi fosse questo signore, ed io risposi solo dicendo, è Flenghi. La mise in moto e alla fine mi disse: ‘Era tanto tempo che volevo farlo’. Era emozionato come un bambino ed aveva gli occhi lucidi", conclude Battisti.

Un capannone in via Fermo, dove una volta c’era il maglificio dei Serafini. Dal sottoscala al piano si sopra, dove la TM è diventata una fabbrica che esporta in tutto il mondo e che aveva ed ha il monopolio soprattutto nelle motorizzazione dei kart. Una Ferrari nel suo ambito.

L’elenco dei piloti che hanno mosso i primi passi con le sue motorizzazioni è lungo: da Trulli a Patrese, da Morbidelli a Valentino Rossi, da Verstappen e Leclerc, tanto per citarne alcuni. "Se ne va un grande uomo, grande umiltà, una grande competenza, sicuramente un uomo che ha scritto pagine importanti nel mondo dei motori attraverdo la Tm. Ha fatto grandi cose con piccoli passi senza farsi travolgere dal successo. Purtroppo è andato dritto nell’ultima curva, ma se n’è andato troppo presto", dice Lucio Angelelli, fanese, ex corridore di kart sempre vicino a Claudio Flenghi da quando i kart della Tm solcavano la pista della Sassonia a Fano.

La Tm negli anni è diventata, da un ‘gioco’ di due grandi appassionati, un’azienda che fattura diversi milioni di euro e dà lavoro a circa cento deipendenti.

Un’azienda di grande fama e che poteva anche fare numeri grandi nell’ambito soprattutto della produzione delle moto. Ma Flenghi su questo punto è stato sempre molto cauto perché raccontava: "Aumentando di molto la produzione poi si potrebbe perdere in affidabilità. Invece la nostra forza è la garanzia di un grande prodotto". Proprio una Ferrari quella di via Fermo, che ieri mattina ha perso l’uomo che sussurrava ai motori.

m.g.