di Luigi Luminati
Non sappiamo se è un caso provocato dalla carenza di formazione politica del consiglio comunale oppure solo l’eccesso dovuto all’errore di due mesi orsono al momento dell’assenza la funerale di Stato, ma il recupero di una figura come quella di Arnaldo Forlani, che era ormai uscito dal radar della politica nazionale, da oltre trent’anni, va adeguatamente sottolineato. La presenza del senatore Pierferdinando Casini, che era stato in gioventù braccio destro di Forlani ha in qualche modo costretto il sindaco a riconoscere l’indubbia leadership di un altro politico della città venuto diversi decenni ben prima di lui.
"Mi sembra appropriato questo ricordo in un consiglio comunale solenne – spiega il senatore Casini intervenendo nel consiglio comunale solenne dopo Giorgio Girelli –. Dopo che il lutto nazionale e i funerali di Stato hanno restituito ad Arnaldo Forlani gran parte di quello che aveva dato a un Paese che ha sempre servito con lealtà e senso delle istituzioni". Il riconoscimento postumo avvenuto con i funerali di Stato, diventa anche un riconoscimento postumo a livello di consiglio comunale:
"Forlani ha vissuto un paradosso, uno degli incidenti della storia – aggiuge Casini – in cui paga dazio con la condanna di Tangentopoli, una delle pochissime persone che per riconoscimento unanime anche di avversari non si era mai approfittato della politica. Questa è la metafora della vicenda di Forlani che espresse sempre una grande fiducia nelle istituzioni. Dopo emerge un aspetto: lo stile di quest’uomo – ribadisce Pierferdinando Casini – , la sua capacità di non essere ingombrante e soprattutto di non volerlo essere. Negli ultimi 30 anni decine di giornalisti gli hanno chiesto di esprimersi. Ma voi non avete mai sentito una parola fuori posto da parte di Arnaldo Forlani, che pure ne avrebbe potuto dire tante".
E ancora: "Arnaldo Forlani aveva un grande senso di autoironia. ’Dobbiamo imparare a non prenderci troppo sul serio’. Mi diceva quando aumentava la mia frenesia, propria dei politici ancora all’inizio. L’atteggiamento frenetico che per lui era del tutto alieno. Era insofferente, molto insofferente. Soprattutto perché lui era abituato a pensare. Aveva senso del limiti". "Per molti era considerato – aggiunge il senatore Casini – un politico indolente: debbo essere sincero, se 30 anni fa avessi fatto questo discorso avrei avuto il dubbio che lo fosse. Ora sono sicuro che non lo è stato. In realtà allora Forlani aveva capito molto più di noi l’errore di approccio alla politica". "E’ stato definito ’consiglio mannaro’, un killer politico. Ma quanti lo hanno conosciuto da vicino sanno bene – spiega Pierferdinando Casini – che era un uomo brillante, ironico, auto ironico soprattutto nel privato, sempre pronto alla battuta con questo accento marchigiano che era inconfondibile. In realtà era un politico abituato a riflettere e ragionare, facendo decantare i problemi. Sapeva anche graffiare quando era il caso. Non era affatto accondiscendente". Il finale di Pierferdinando Casini: "E’ vero che un Paese vive sulla condivisione della memoria. Dobbiamo imparare a condividere – conclude il senatore – la memoria: vale per i fatti oltre che per le persone. Saluto i figli Alessandro, Luigi e Marco Forlani qui presenti con Elio Pasquini che è stato a lungo segretario, assistente, amico e collaboratore del presidente".