Fossombrone, nuova luce per la vetrata dell’altare di san Filippo

Completato il delicato restauro, fatto anche con non pochi rischi vista la collocazione

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Da pochi giorni la chiesa di san Filippo risplende di nuova luce. Letteralmente, perché la vetrata che corona l’altar maggiore e domina dal punto di vista prospettico tutta la scenografia interna è stata restaurata e rimessa in situ.

Prima all’esterno era chiusa da un muro che tra l’altro ne proteggeva una parte mancante, adesso la luce è libera di filtrare e di spandersi per la navata unica della più bella chiesa di Fossombrone.

Lo smontaggio, il laborioso restauro e la ricollocazione nella sua sede hanno preso più di sette mesi e hanno coinvolto le ditte Lauretana Arte, Tecnorock e Giommi Infissi. Durante la presentazione del restauro, mercoledì scorso, l’assessore alla cultura Gloria Mei si è detta "orgogliosa" del lavoro svolto sulla vetrata e ha ricordato quanta fatica ha comportato. E ha pure rammentato il patema d’animo, quando s’è trattato di tirarla giù dalla sua sede dopo più di trecento anni.

"La riapertura post-coronavirus ci ha trovato pronti – ha aggiunto –: chi volesse visitare la chiesa e non solo, può prenotare tramite l’Ufficio Iat. Le persone vengono accompagnate ed è previsto un nuovo percorso per evitare assembramenti. Siamo stai bravi. Del resto, il turismo è una risorsa per la città".

Tornando alla vetrata, non si sa chi ne sia l’autore, ha spiegato l’architetto Marco Luzi, direttore onorario dei beni culturali: "Di per sé non è un’opera memorabile, tutt’altro, ma si inserisce in una tipica “macchina“ teatrale barocca, fatta di architettura, scultura, pittura e luce. Doveva suscitare meraviglia e sono sicuro che non mancava di provocare quell’effetto. Il modello, mi pare evidente, è la “gloria“ della basilica di San Pietro. C’è pure un baldacchino esemplato su quello del Bernini: ma siccome non c’era il posto (e probabilmente all’epoca né la capacità né i mezzi finanziari, ndr) per realizzarne una copia in sedicesimo, si decise di appiattirlo contro l’abside. Dai simboli gentilizi che appaiono sulla vetrata, direi che l’epoca di realizzazione dovrebbe essere il papato dell’urbinate Giovanni Francesco Albani, ovvero Clemente XI che regnò dal 1700 al 1721". Entrando nella chiesa c’è dunque un tesoro in più da guardare con attenzione.

Adriano Biagioli© RIPRODUZIONE RISERVATA