Al Furlo il miracolo delle aquile reali: da 5 anni nidificano lo stesso giorno

Fermignano, il 22 febbraio sulla parete del monte Paganuccio. L’esperto: "È una coincidenza difficile da spiegare"

Il miracolo delle aquile reali al Furlo: da 5 anni nidificano sempre lo stesso giorno

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Fermignano (Pesaro-Urbino), 6 marzo 2023 – Per il quinto anno consecutivo la coppia di aquile reali che vive nella riserva naturale della gola del Furlo, tra i Comuni di Fermignano e Acqualagna, ha iniziato a nidificare nello stesso giorno, il 22 febbraio, e nello stesso punto, sul monte Paganuccio. I piccoli aquilotti nasceranno nel periodo di Pasqua. La coincidenza ha dell’incredibile ed è anche indice di "salubrità dell’ambiente e biodiversità della gola, condizioni che consentono la riproduzione di questo rapace", sottolinea il direttore della riserva, Maurizio Bartoli.

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A dare la notizia è stato Maurizio Saltarelli, appassionato di osservazione dei rapaci e della fauna in generale, che ha iniziato a studiare l’ambiente della gola nel 1988 e ha fondato il gruppo dei "Birders", cresciuto nel tempo e ora attivo nel campo della divulgazione naturalistica e scientifica. "La nidificazione nello stesso giorno da cinque anni è una coincidenza difficile da spiegare – racconta –. Questa giovane coppia di aquile reali ha iniziato a nidificare sul monte Paganuccio fin dal 2019, dopo avere sostituito la precedente coppia di aquile, più anziana, rimasta qui fino al 2016. Storicamente nel comprensorio c’erano tre coppie, al Furlo, sul monte Catria e sul monte Nerone, a cui poi se n’è aggiunta un’altra sul monte Petrano. Migrano soltanto per condizioni avverse o mancanza di cibo, ma qui lo trovano per tutto l’anno, perché c’è tanta selvaggina, donnole, faine, bisce e lepri.

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Peraltro va sfatato il mito che caccino prede grandi, anche perché il loro fabbisogno giornaliero è di circa 300 grammi di carne. Solitamente depongono due uova e dall’inizio della nidificazione alla schiusa passano da 43 a 45 giorni. Una covata da tre è rarissima, ma nel 1997 l’ho documentata". "Un tempo – aggiune Saltarelli –, per la gente era normale avere aquile sui tetti, ma al pari del lupo erano considerate nocive e denigrate: competevano con le persone, che si sostentavano con la caccia, e nel secolo scorso c’erano addirittura vignette che le ritraevano mentre attaccavano elicotteri o portavano via i bambini. Poi, per fortuna, nel 1970 è arrivata la tutela totale per i rapaci diurni. Lo scopo del gruppo ‘Birders’ è di fare capire quanto siano importanti gli ecosistemi. Per questo facciamo opera di divulgazione, perché la presenza delle aquile reali è indice di qualità dell’ambiente. Andiamo anche nelle scuole, facendo poi vivere agli alunni l’esperienza di osservazione a cielo aperto. Siamo volontari e collaboriamo gratuitamente con la riserva naturale, che mostra interesse nei confronti della nostra attività, così come noi siamo contenti che ci tengano in considerazione".

Tuttavia, la presenza di aquile non è una novità per l’area, anzi. Secondo Saltarelli, "le aquile vivono nel comprensorio da tempo immemore". "Dalle lettere di Costanzo Felici, botanico e naturalista italiano del Cinquecento, medico della famiglia Brancaleoni, emerge un censimento della fauna della provincia, che eseguì nel 1564 su richiesta di Ulisse Aldrovandi – spiega ancora –. Nel testo si menzionano le aquile reali, scrivendo di ‘grossi animali di colore scuro’ che facevano ‘nidi in balze precipitose e alte’. Inoltre, nel castello Brancaleoni di Piobbico, c’è un affresco dello stesso periodo nel quale Felice Damiani ritrae la famiglia in atteggiamento di caccia: di sfondo c’è la Balza della Penna e di fronte i promontori detti "Le Rocche", su cui c’era un primo nido d’aquile, e si nota la figura di un rapace volteggiare. La mia ipotesi, perciò, è che il nido storico nel Furlo risalga almeno al Cinquecento".