Pesaro, ruba ciliegie. Rischia 6 anni di carcere

La storia kafkiana di un 55enne, accusato dal cognato

Ciliegie

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Pesaro, 21 luglio 2018 - Per un pugno di ciliegie. È finito a processo con l’accusa di avere rubato una manciata di drupe rosse dall’albero del cognato. Furto aggravato, il reato con cui il pm Sante Bascucci lo ha mandato a giudizio con citazione diretta. E per il quale rischia ora una condanna da 3 a 6 anni di carcere. L’imputato (difeso dall’avvocato Gianluca Sanchini) è un 55enne residente in un comune dell’entroterra pesarese. A far da sfondo alla vicenda, c’è una lunga querelle famigliare che va avanti ormai da tempo a suon di carte bollate. Tra il 55enne e la sorella (ma anche col marito di questa) i rapporti sono, a quanto pare, sfilacciati. Una situazione di non facile soluzione visto che le due famiglie sono costrette a una convivenza forzata. Le loro case sono infatti confinanti. E anche i loro orti. Ma, a quanto pare, senza reti né cancelli a delineare le rispettive proprietà.

Tra i vari pomi della discordia ci sono anche le diverse telecamere che il cognato dell’imputato ha installato a controllo del suo appezzamento di terra. E proprio una di queste, a detta dell’accusa, avrebbe immortalato il 55enne mentre arraffa delle ciliegie dall’albero del cognato. Il presunto furto di frutta a chilometri zero sarebbe avvenuto in un tardo pomeriggio di maggio scorso. L’uomo viene a sapere di essere stato denunciato quando i carabinieri lo chiamano a presentarsi in caserma. Il caso finisce sul tavolo del pm Bascucci che lo porta avanti fino al giudizio contestando al 55enne il furto «per essersi impossessato delle ciliegie col fine di trarne profitto», aggravato «dall’essersi introdotto in una pertinenza privata», ovvero il giardino della sorella e del cognato.

All'udienza di ieri, la difesa dell’imputato ha scelto di andare a dibattimento. Niente riti alternativi e sconti. Il cognato si è costituito parte civile (assistito dall’avvocato Paolo Seri) e ha messo sul piatto la sua richiesta di danni: 5mila e 10 euro. Dieci euro come «prezzo» delle ciliegie rubate dal suo albero (a quanto pare un conto forfait visto che non ha indicato, e difficilmente avrebbe potuto, la quantità di frutti mancanti), mentre 5mila di danno morale. «Il mio assistito non ha preso le ciliegie e dal video non si vede assolutamente nulla – spiega l’avvocato Sanchini – si vede una persona sotto l’albero e delle foglie muoversi. In ogni caso, ammesso che possa aver preso anche una ciliegia, non c’era di certo la coscienza di andare a rubare. Questo processo ha dell’assurdo in ragione dei costi del giudizio e del valore di quello che è, se c’è stato, il reato». Intanto è in piedi una denuncia, questa volta da parte del 55enne contro il cognato, per interferenza illecita in vita privata per via di quelle telecamere che dalla casa della sorella finiscono per sconfinare anche sulla sua proprietà.