Il Gambero Rosso stronca i vini della provincia di Pesaro Urbino: la rabbia dei produttori

La prossima edizione della celebre guida: "Preoccupa l’imbattersi non di rado in Sangiovese e Bianchelli impersonali". Ma i viticoltori sostengono "varietà e qualità sempre migliori riconosciuti sia in Italia che all’estero, meritiamo di più"

Roberto Lucarelli di Cartoceto

Roberto Lucarelli di Cartoceto

Pesaro, 4 ottobre 2022 - I vini della nostra provincia? Ne hanno ancora di strada da fare e anzi "la parte della Cenerantola se la cuce addosso il Pesarese". Inizia così la pagina introduttiva della prossima guida de "I vini del Gambero rosso", che prosegue: "Agli sforzi comunicativi e organizzativi dei volenterosi interpreti del Sangiovese e del Bianchello, non fa seguito un innalzamento dell’asticella che misura la bontà. Quello che preoccupa è l’imbattersi non di rado in vini impersonali, talora sgraziati o apertamente sbagliati, frutto di letture fin troppo originali o sfuocate sperimentazioni...".

E loro, i produttori, cosa ne pensano? Roberto Lucarelli da Cartoceto crede che "i vini della nostra provincia siano migliorati molto negli ultimi anni a livello qualitativo e anche di agricoltura sostenibile, grazie a biologico e a grande attenzione all’ambiente. Penso che un territorio come il nostro non meriti questo giudizio, pur avendo sempre da migliorare. Ogni volta i nostri vini ai concorsi nazionali e internazionali ricevono punteggi molto buoni, sia Bianchello che Sangiovese. Alla fine la risposta vera la dà il cliente: quando riesci a vendere tutto il prodotto, non hai rimanenze e hai i complimenti della gente, allora hai fatto un buon lavoro e la soddisfazione è grande".

Lucio Pompili, da tempo anche produttore di vini, afferma: "Nella nostra provincia vedo grande fermento. Nessuno è mai arrivato e nessuno è perfetto, ma dire che siamo la cenerentola non corrisponde al vero. Abbiamo una posizione favorevolissima, trecento metri di altitudine, venti dal mare, sottosuolo, clima e terroir fantastici, tutto questo è dentro ai nostri vini. Poi i disciplinari degli ultimi anni hanno migliorato i vini e notevolmente abbassando le rese. Non siamo a livello di Montalcino o dei Californiani dove le rese sono molto basse e per crescere una guida come il Gambero può essere di stimolo. Ci sono prodotti che messi sul tavolo alla cieca sono molto differenti tra loro, non c’è un Bianchello del Metauro uguale all’altro e stessa cosa vale per i Sangiovese. Io farei un richiamo ai produttori che non hanno cercato il confronto con la critica e anche all’amico Rastelli, curatore del Gambero, perché non si può trattare così chi fa buoni prodotti. Il mio Greppo di sotto degustato alla cieca è scambiato per un Rosso del Montalcino, e allora?".

Luca Guerrieri si dice "molto dispiaciuto: la nostra provincia sta crescendo, certo con i suoi limiti ma con una vocazione importante che il nostro territorio è in grado di esprimere. Invito gli amici del Gambero rosso ad un confronto costruttivo". Fabio Bucchini, che fa parte del gruppo di "Bianchello d’autore", invita ad "essere più cauti, pur convenendo che dobbiamo uniformarci sullo stile da dare ai Bianchelli e ai Sangiovese. Organizzerei una tavola rotonda con critici ed enologi. Certo, il messaggio che esce dalla guida non è molto positivo per il nostro territorio così ricco grazie a tipologia del terreno e altitudine, microclima. Generalizzare non mi sembra il caso, eviterei giudizi traumatici e proporrei un confr onto". Tommaso Di Sante, anch’egli di Bianchello d’autore: "Siamo sorpresi, vorremmo capire i vini che hanno suscitato questi giudizi e invitiamo il Gambero a degustare i nostri vini che sono in crescita e molto apprezzati in Italia e fuori". E i sommelier cosa ne pensano? Otello Renzi, docente della Fondazionie: "Innanzitutto il Bianchello è un vino di oggi e di domani perché esprime molto in freschezza, territorialità, mineralità per la quale si distingue da collina i collina: cosa vuole il Gambero una omologazione dei vini? I Bianchelli secchi si bevevano 50 anni fa. Il Bianchello è un vino identitario con una espressione tradizionale e superiore, nelle versioni spumanti Charmat, metodo classico, passito. E’ un clone del Trebbiano, un vitigno armonico che si presta a molti abbinamenti. Non siamo la cenerentola".