Pesaro, gay aggredito a Montecchio. "Ora ho il terrore di dirlo ai miei genitori"

Parla il ventenne preso di mira al Colosseo per la sua omosessualità: "Dopo le minacce, il personale mi ha impedito di rientrare"

Pesaro, gay aggredito e minacciato con il coltello (foto d'archivio)

Pesaro, gay aggredito e minacciato con il coltello (foto d'archivio)

Pesaro, 18 ottobre 2019 - Lo studente universitario di Urbino di 20 anni ha messo nero su bianco quello che gli è accaduto nella notte tra sabato e domenica al Colosseo di Montecchio. Risponde al telefono ripercorrendo i fatti contenuti in querela:

E’ stata un’aggressione inequivocabilmente a sfondo omofobo? «Sicuramente. Le parole non ammettevano dubbi. E poi avevano i i coltelli. Uno di loro lo ha estratto senza far scattare la lama premendolo al ventre di un mio amico che era corso a difendermi».

Come ha reagito? «Di fronte a quella violenza sconcertante nei miei confronti e dei miei amici, mi sono sentito mancare. Sono svenuto per il terrore di venire ammazzato finendo in ospedale».

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Sa chi sono gli aggressori? «No, non li conosco ma se li vedessi davanti saprei indicarli».

Ha chiesto aiuto in quei momenti al personale del Colosseo? «Dopo la prima aggressione, con un albanese che mi ha stretto le mani al collo urlandomi di tutto, ho chiesto alla sicurezza alla porta del locale di poter rientrare. Volevo stare al sicuro. Invece mi hanno impedito di accedere pur avendo la contromarca in mano. Solo a me hanno detto no. Le mie amiche sono entrate. Io chiedevo di seguirle perché ero spaventato, avevo i segni al collo dell’aggressore, e loro mi hanno detto di no, lasciandomi fuori senza un motivo».

Cosa è successo in seguito? «Sono andato verso il parcheggio e la macchina dei miei amici dove sono stato inseguito e minacciato la seconda volta dal gruppo di albanesi ai quali si erano unito un tipo basso, grassoccio, napoletano. E’ lui che ha estratto il coltello a serramanico senza far scattare la lama puntandola alla pancia di un mio amico».

Cosa dicevano? «Davano pugni sul parabrezza anteriore gridandomi: “Frocio! Esci dall’auto! Ricchione! Adesso sfondo i vetri e ti ammazzo, ti accoltello, ti faccio un buco in pancia!!”.

E l’uomo col coltello cosa ha fatto? «Ha intimato ad un mio amico ‘Non chiamare gli sbirri, altrimenti sentirete voi e il vostro amico frocio il coltello” avvicinandoglielo al ventre».

Può provare quello che dice? «Ci sono tanti testimoni, a cominciare dai miei amici. Ma poi ci sono anche dei video girati con i telefonini da una mia amica. Si vede il napoletano che poco prima aveva estratto il coltello mentre si aggira contro di noi».

Ora ha superato lo choc? «Non riesco a dormire e prendere sonno e a rimanere da solo in quanto ho moltissima paura e soffro di un grave e perdurante stato di ansia. Adesso sono ospite di alcune miei amiche. A casa non torno».

E’ preoccupato che si venga a sapere del suo orientamente sessuale? «Vivo nel terrore che i miei familiari che non sanno della mia condizione possano scoprire in malo modo il mio orientamento sessuale. Ma nello stesso momento mi sento male e non più libero di esprimere la mia personalità».