Giannina, ipotesi aperte Pista del delitto più lontana

Poco probabile, al momento, la morte violenta: manca anche il movente . Le condizioni critiche di salute del consorte: non ha chiamato i soccorsi

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Tutte le ipotesi aperte: resta il giallo sulla morte di Giannina Fucili, 67 anni, trovata morta venerdì intorno alle ore 18 nella sua casa di Barchi, in via Roma. Ma che si tratti di un delitto, pare un’ipotesi – seppure ancora ritenuta possibile – sempre più debole. Non esisterebbe al momento ad esempio un movente, e gli inquirenti – la procura di Pesaro coordina le indagini dei carabinieri della Compagnia di Fano – non hanno trovato per ora segni macroscopici sul corpo della donna e anche nella stanza dove il corpo è stato ritrovato, elementi che potrebbero dimostrare scenari penali. Anche se solo l’autopsia fissata per domani potrà risolvere in maniera probabilmente definitiva questo dubbio, svelando le effettive cause di morte.

Restano dei punti da chiarire, ad esempio una domanda che in parecchi si sono fatti, dal momento in cui si è saputo che le condizioni del corpo di Giannina (cadavere in avanzato stato di decomposizione) indicavano un decesso risalente ad alcuni giorni, 4 o 5, prima della scoperta. La domanda è: perché il marito (si sono sposati nel ’93), Antonio Pazzaglia, 85 anni, ex carrozziere, che pure viveva con lei, e che si trovava al piano di sopra venerdì pomeriggio, in stato confusionale, non ha chiesto aiuto nei giorni prima, vedendo che la moglie era morta?

Si sa che l’uomo è sofferente: ha avuto una grave malattia in passato, è in condizioni molto deboli, malfermo sulle gambe. Giannina era, pur se sofferente anche lei – in cura da un cardiologo negli ultimi anni – in effetti più in forza di lui. E l’ipotesi degli inquirenti è che si sarebbe comunque difesa, se lui avesse tentato di ucciderla. E di quella difesa sarebbero rimaste delle tracce. Quindi, se Antonio non ha chiamato i soccorsi, forse è perchè lo stato confusionale non gli ha permesso di realizzare a pieno la tragedia. Pazzaglia è ricoverato da venerdì in psichiatria.

Fatto è che la donna è morta. Il sangue trovato sul divano è all’altezza della bocca e delle orecchie, mischiato a dei liquidi biologici: la donna potrebbe avere avuto una emorragia interna fatale. Sul posto continuano gli accertamenti da parte del reparto Scientifica dei carabinieri per trovareventuali elementi che potrebbero spingere le indagini su una pista diversa da quella della morte naturale. Nessun provvedimento, fino a ieri, da parte della procura – il pm che indaga è il sostituto Maria Letizia Fucci – a carico di nessuno per la morte della donna. L’abitazione è stata sottoposta a sequestro, con tanto di cartello affisso sulla porta, per permettere ai carabinieri di fare tutti gli accertamenti del caso.

ale.maz.