Giovanelli: "Ricci ha fatto bene a tirarsi fuori Ma io sono d’accordo sulle limitazioni ai sindaci"

L’ex primo cittadino e ed ex parlamentare: "Ogni elezione non può diventare un terremoto a ogni livello"

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Oriano Giovanelli, uomo di centrosinistra, già sindaco di Pesaro, come legge la scelta di Matteo Ricci di non candidarsi?

"Penso che il sindaco Ricci abbia fatto la scelta più razionale. Chi viene eletto sindaco nella propria città, innanzitutto assume un impegno con la propria comunità che va oltre il partito di appartenenza. Probabilmente, fare una scelta diversa, sarebbe stata una nota stonata".

La strategia relativa alla Federazione di liste civiche è quella di tesorizzare il voto di prossimità. Il voto di prossimità può essere una leva concreta in queste elezioni?

"Lo è. Infatti sono sempre stato del parere che è bene mantenere delle distinzioni. L’impegno preso con la propria città non può essere strumentalizzato in modo sfacciato. Ecco perché non avrei visto bene le dimissioni del sindaco Ricci".

Il sindaco ha giustificato la scelta a non candidarsi riferendosi al contesto particolarmente delicato: ci sono i fondi del Pnrr, notoriamente ad altissima scadenza, da mettere a terra. Opere attese da completare come il PalaScavolini… Il commissariamento per un anno, fino a nuove elezioni, avrebbe congelato tutto. Insomma Ricci ha fatto quello che i gli elettori alle amministrative si aspettano da un sindaco?

"Esattamente. E’ nella logica dell’incarico istituzionale per cui viene sempre prima l’istituzione poi il partito. Così come viene prima delle ambizioni personali".

I sindaci come Ricci sono incandidabili se non si dimettono, i presidenti di Regione, invece sono ineleggibili se non si dimettono. In effetti questi ultimi hanno opportunità di scegliere. Ricci fa bene a parlare di discriminazione?

"Ricci rileva una discrepanza giusta: c’è un diverso trattamento. Ma per il resto la penso diversamente".

In che senso?

"Diversamente da lui io estenderei ai presidenti di Regione la stessa restrizione che c’è per i sindaci sopra i 20mila abitanti".

Perché?

"Per varie ragioni. Intanto sono d’accordo con il legislatore quando vuole evitare che la candidatura a sindaco diventi strumentale per candidarsi al Parlamento. Sono d’accordo con la norma che rafforza il ruolo istituzionale del sindaco, quindi. L’elezione diretta stabilisce un rapporto talmente forte con l’elettorato che non deve essere considerato un trampolino per fare altro. E poi…".

E poi?

"Non può essere che ogni campagna elettorale alle politiche diventi un terremoto ad ogni livello. Nel momento in cui ci sono elezioni politiche, il sistema locale è abbastanza stabile. Del resto chi vince le politiche non è detto che abbia la maggioranza dei governi locali. Evita insomma l’omologazione politica, garantendo il colore diverso di tante amministrazioni locali che a sistema contribuiscono alla dialettica democratica".

Arriviamo alla questione delle alleanze, vero e proprio incubo...

"Il centrodestra cercherà di compattarsi per vincere, il centrosinistra invece farà di tutto perché non vinca abbastanza (facendo fatica a vincere). L’obiettivo è di arrivare ad avere condizioni di unità nazionale senza gli estremi".

Detta così...

"Sì. Lo ritengo, abbastanza suicida".

Ecco l’ha detto lei...

"Ma l’ha detto in queste ore anche Bersani. Mi spiego meglio per essere chiaro".

Prego.

"E’ vero che sembra una cosa realistica e pragmatica, ma è abbastanza suicida: i milioni e milioni di cittadini di fronte ad una proposta non chiara, ambigua sul piano dei contenuti sceglierà di non votare. Oppure saranno attratti da proposte più chiare e immediate. Insomma raccogliere da Fratoianni ai transfughi di Forza Italia è una proposta debole".

Solidea Vitali Rosati