Giovanni Bogliolo, folla al funerale dell'ex rettore

La cerimonia funebre si è svolta nella chiesa di San Domenico, colma di persone che lo avevano conosciuto e apprezzato

Monsignor Tani ha officiato la cerimonia funebre ricordando l’illustre uomo di cultura

Monsignor Tani ha officiato la cerimonia funebre ricordando l’illustre uomo di cultura

Urbino, 2 novembre 2019 - Alejandro Jodorowsky ha detto che «il segreto della vita sta nel darle l’ordine che è in noi. Un vero segreto, perché soltanto noi possiamo conoscerlo». Quello di Giovanni Bogliolo è stato di darsi una vita piena. Piena delle cose che amava e alle quali si era assegnato il compito di dare valore. La lettura degli amati scrittori e poeti francesi, la loro traduzione destinata alla trasmissione del sapere e così la docenza. La famiglia e l’Università di Urbino, quella di cui è stato Rettore negli anni perigliosi seguiti al regno di Carlo Bo e che questa mattina alle 11.15, ai funerali nella Chiesa di San Domenico era presente in tutte le sue componenti passate e presenti assieme alle autorità del territorio, al sindaco Maurizio Gambini e a tanti cittadini che nel tempo avevano avuto modo di conoscerne e apprezzarne lo spessore culturale e la sobrietà ligure che ne impediva l’ostentazione.

Giovanni Bogliolo
Giovanni Bogliolo

Un tratto, questo, vissuto con rigore rivolto in primo luogo verso se stesso e che avrebbe certamente apprezzato anche l’ordine delle voci susseguitesi durante la cerimonia officiata dall’Arcivescovo di Urbino, Monsignor Giovanni Tani: dalle letture di Luigi Botteghi che fu il suo direttore amministrativo e della fidata segretaria Tiziana Foglietta, fino all’intervento del rettore Vilberto Stocchi che ne ha ricordato la capacità di condurre l’Ateneo verso la salvifica statizzazione. «E se oggi siamo in grado di competere a livello nazionale e internazionale» ha ricordato Stocchi «lo dobbiamo alle azioni messe in campo allora e alla sua determinazione nel sostenerle, dovute anche all’amore per la città che lo aveva accolto tanti anni prima».  

La commozione dei rimpianti nelle parole della nipote Elena, poi l’invito della nuora Raffaella ad auguragli «non un eterno riposo, ma un eterno lavoro e una luce eterna che possa consentirgli di continuare a leggere gli autori che amava e a poterne scriverne ancora». Infine il figlio Alessandro, dopo aver sottolineato come il padre avesse «sempre affrontato tutte le prove della vita senza mai lamentarsene» ne ha letto un breve pensiero con l’unica volontà: «Un desiderio l’avrei, vedete voi come e quando realizzarlo: ascoltare – si fa per dire – una musica sublime, per esempio l’Allegretto della Settima Sinfonia di Beethoven. Trovate voi il tempo e il luogo (non necessariamente pubblico) per ascoltarla. Come se fossi con voi». Poi quella musica si è diffusa tra le volute di San Domenico per un finale di cerimonia denso di una presenza invisibile. La salma del professor Bogliolo verrà poi cremata.