Pesaro, 19 dicembre 2023 – Un donna giudice che si uccide in casa, la mancanza di una spiegazione, il marito e il figlio ancora minorenne denunciati dalla madre della defunta per maltrattamenti. E ora, la chiusura delle indagini da parte della procura dell’Aquila, competente per il coinvolgimento di un magistrato, con l’imminente e probabile richiesta di rinvio a giudizio a carico del marito di Francesca Ercolini, 51 anni, morta suicida il 26 dicembre scorso, ossia l’avvocato Lorenzo Ruggeri di 56 anni, pesarese.
Da quanto si è appreso, Ruggeri non avrebbe ancora ricevuto nulla di ufficiale a suo carico ma non intende parlare, almeno per ora. Chi ha avuto modo di contattarlo ieri pomeriggio, spiega che ritiene quelle accuse infondate ma attende di leggere gli atti. Alcuni dei quali, usciti da ambienti investigativi, parlano di "una lunga crisi sentimentale della coppia oltre ad un rapporto non facile con il figlio minorenne fornendo video e immagini e le chat riguardanti le conversazioni intrattenute dalla madre con la figlia poi suicida “assicurate per mezzo di quotidiano backup consigliato dalla vittima ‘perche’ se ne abbia memoria’”, dalle quali emergerebbero “ritratti inequivocabili di lividi, escoriazioni ripetute, su varie parti del corpo, che “sarebbero il risultato delle violenze domestiche cui era sottoposta la donna”".
La stessa procura dell’Aquila però non si è trovata concorde nel come condurre le indagini in quanto il primo sostituto procuratore che aveva avuto l’affidamento dell’inchiesta, è stato escluso dal caso con subentro di un secondo magistrato. Questo perché il procuratore capo non ha controfirmato la richiesta al gip di una misura di custodia cautelare in carcere a carico di Ruggeri per inquinamento delle prove.
Ma torniamo a quella mattina del 26 dicembre 2022, quando il marito e il figlio 14enne di Francesca Ercolini escono da casa per andare a fare colazione comprando pasticcini da riportare a casa. Un rientro avvenuto alle 11 di mattina nella loro casa di via Battisti, zona mare. Aprono la porta e trovano la donna senza vita, morta per asfissia dopo essersi appesa con un foulard alla balaustra del piano superiore.
Su un ripiano, c’era una preghiera scritta dalla stessa giudice per chiedere forza ad affrontare le difficoltà in famiglia e per l’educazione del figlio. Sembrava quasi che fosse pronta a rinunciare al lavoro pur di stare accanto al suo ragazzo. Niente altro che spiegasse il motivo del suicidio.
La polizia intervenuta sul posto insieme al sostituto procuratore Silvia Cecchi hanno sequestrato il cellulare della 51enne e repertato tutto quello che poteva essere utile alle indagini. Di lì a poco, arrivò in casa la mamma della donna deceduta chiedendo immediatamente di indirizzare le indagini verso la famiglia perché aveva le prove delle umiliazioni e maltrattamenti che stava subendo la figlia, di cui però non era mai stata presentata alcuna denuncia.
L’indagine venne trasferita per competenza all’Aquila che dopo circa un anno e una lunga serie di persone ascoltate come informate sui fatti (compresi molti magistrati colleghi della Ercolini) è arrivata all’avviso conclusione indagine per maltrattamenti a carico dell marito e con una posizione stralciata per il figlio inviata al tribunale dei minori. Verrà archiviata l’ipotesi emersa in un primo momento di istigazione al gesto estremo. Non c’è alcuna prova che lo dimostri.