Giustizia, tiepida adesione allo sciopero

Solo sei giudici su 16 a Pesaro hanno protestato contro la riforma Cartabia, in procura 4 su 5. A Urbino, tutti i pm erano al lavoro

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Udienze tutte rinviate ieri al tribunale di Pesaro, molto meno in quello di Urbino. Dove nessuno in procura ha scioperato contro la riforma della giustizia proposta dal ministro Cartabia che va a cambiare la nomina del Csm e a regolare il lavoro dei magistrati con l’avvento di ’pagelle’ di merito o demerito, elaborate anche col giudizio degli avvocati. Le adesioni alla protesta a Pesaro sono state divergenti: in tribunale hanno scioperato solo 6 magistrati su 16, con una percentuale del 37,5 per cento, dunque molto bassa, mentre in procura hanno aderito 4 pm su 5 (63% nelle Marche). La presidente dell’Anm distretto di Ancona Maria Letizia Fucci ha detto che lo "sciopero è importante perché consente di accentuare il problema giustizia che necessita di una riforma organica, che non è certo questa, attraverso una interlocuzione che non c’è stata. Siamo di fronte ad una riforma sbagliata, ispirata da ragioni esclusivamente politiche". Il capo della procura Cristina Tedeschini ha parlato di "totale apertura alle riforme, ce ne sono state tante, ma non possiamo pensare che un magistrato giudicante debba obbedire ad un dirigente che impone produttività fine a sé stessa. E’ semplicemente offensivo. Sarebbe stato meglio che la Cartabia avesse affrontato la vera anomalia italiana, il ricorso in Cassazione per ogni causa o processo. Una situazione inconcepibile". Ha preso la parola poi l’avvocato Arturo Pardi a nome della Consiglio nazionale forense: "Siamo di fronte ad una riforma modesta, perfettibile, che deve andare ad incidere sulla qualità del lavoro del magistrato. Altrimenti saremmo sempre fermi al 99 per cento o poco meno di procedimenti che finiscono per avallare il comportamento del giudice sotto valutazione". L’avvocato Baietta, a nome della Camera penale, ha parlato di "pacato ottimismo" chiedendo all’uditorio: "Perché voi magistrati avete tanta paura di essere valutati per quello che fate? Se rivendicate serenità, non dovreste opporvi al controllo su di voi. C’è una crisi di credibilità con i continui passaggi di magistrati ad incarichi ispettivi su chiamata dei governi". Tesi contestate dal pm Narbone ("e chi vorreste chiamare per occuparsi di giustizia, un passante? Martelli chiamò Falcone per le leggi contro la mafia, non un infermiere"), dal gip Messina che ha detto: "Il problema è come essere magistrato, non farlo. Io non voglio che il cittadino venga in tribunale col cappello in mano, e nemmeno mi piace vedere gli avvocati inchinarsi al pm. Non mi pongo il problema di cosa la politica vuole da me, ma cosa voglio io dal mio lavoro".

ro.da.