Gli 80 anni di Abbà Marcello Aiutare i bimbi, il suo regalo

Il compleanno del sacerdote di Candelara, ancora in Africa a fare del bene. Per ogni euro donato, il rendiconto delle opere nelle quali è stato impiegato

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Ha festeggiato i suoi ottant’anni tra i suoi bambini, Abbà Marcello, in Etiopia dove da più di vent’anni ha scelto di vivere. Nonostante l’età avanzata, il sacerdote originario di Candelara non se la sente ancora di lasciare Soddo, dove gli hanno dedicato addirittura una via, a testimonianza delle innumerevoli opere di bene che quest’uomo è riuscito a fare grazie al coinvolgimento di tanti amici pesaresi che non gli hanno mai fatto mancare il loro aiuto. Durante questo lungo periodo, l’associazione di Abba Marcello ha costruito pozzi per estrare l’acqua, cliniche mediche, scuole, dormitori per anziani. Mentre centinaia sono le adozioni a distanza dei bambini che permettono di sostenere le spese della casa di accoglienza per i ragazzi di strada.

"Anche quest’anno Abba Marcello ha voluto inviare i suoi auguri natalizi a tutti gli amici e sostenitori dei suoi progetti, che ormai da molti anni sta portando avanti nella terra etiope in favore di quello che ormai considera il suo popolo - dice Claudio Giavoli, presidente della onlus che lo sostiene in zona, denominata ’Villaggio dei ragazzi sorridenti’ -. Il 27 novembre scorso ha festeggiato il traguardo delle ottanta primavere e continua ad aiutare gli ultimi con lo stesso entusiasmo di quando è giunto nel Corno d’Africa. Centinaia di bambini che vivevano in strada sono stati indirizzati su un percorso scolastico con la prospettiva di un futuro dignitoso nella loro terra d’origine grazie all’ospitalità nella ’Smiling children town’. Inoltre, tante famiglie povere del Wolayta hanno ricevuto un sostegno concreto: vestiti, cibo e alloggi per trascorrere le notti".

Nella lettera inviata agli amici pesaresi Abbà Marcello racconta i dettagli perché chi ha donato sia certo che quei soldi sono arrivati a destinazione e sono stati usati bene.

"Ho provveduto, con il vostro prezioso aiuto, ad acquistare mille quintali di granoturco per poter dare un sollievo almeno momentaneo, a tante famiglie. Una scena a cui avrei voluto non assistere - dice -, con una schiera di persone radunate intorno ai locali della chiesa: timidezza negli sguardi, la ritrosia dei poveri onesti, sorrisi e gioia che affiorano sui volti smunti, i piccoli che sgranano gli occhi davanti alle numerose balle di granoturco, gli anziani che mormorano qualche benedizione, e le mamme che si affannano a portare a casa quest’inaspettato regalo. Uno spettacolo che allieta e commuove". Ed aggiunge: "Il Natale ci suggerisce pensieri di fraternità verso chi soffre. Non possiamo rimanere indifferenti, far finta di niente e passare oltre. Dobbiamo fermarci, curare e consolare. Questo insegnamento è espresso nel Vangelo: quello che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me".

Elisabetta Ferri