Gli assessori e la maledizione dei cantieri

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Roberto

Fiaccarini

Dall’altare della capitale italiana della cultura al ritorno nella polvere dei cantieri maledetti. Il sindaco Matteo Ricci e la sua amministrazione hanno condannato se stessi e la città (per errori, sfortuna, burocrazia e mille altri motivi) a portarsi dietro il pesante fardello di lavori pubblici che si sa da dove cominciano (quando riescono a cominciare) ma non si sa mai se, quando e come finiranno. Il caso più recente è quello del teatro Rossini, finito al centro dell’attenzione nelle ultime settimane e sul quale, comunque, sono arrivate le rassicurazioni di Riccardo Pozzi, il nuovo assessore ai lavori pubblici che dal vecchio – Enzo Belloni – ha ereditato il peggiore degli incarichi. E in tutto questo c’è un incredibile incrocio di destini, perché se oggi il problema dei lavori al teatro è un problemone in vista del Rof, la colpa è del fatto che neanche quest’anno sarà completata la trasformazione del vecchio palas in auditorium da utilizzare per la lirica. E così, se malauguratamente il Rossini non dovesse essere pronto, il festival rossiniano che cercava una casa finalmente stabile dovrà invece peregrinare più di prima. L’incrocio di destini, insomma, sta nel fatto che il vecchio palas trasformato in fabbrica di San Pietro è stato uno dei principali motivi per i quali alla fine Ricci ha pensato che fosse il caso di cambiare padrone all’assessorato lavori pubblici, dopo che Belloni aveva più volte annunciato il traguardo vicino ed era stato smentito dai fatti. Nonostante tutto ciò, il nuovo titolare della delega, Pozzi, ha ceduto alla tentazione dell’annuncio e ha assicurato che i lavori al teatro finiranno come previsto a luglio. Non ha specificato però un dettaglio: se lì dentro ci faranno il Rof oppure no.

Forse l’ha dato per scontato o forse inizia a temere anche lui la maledizione dei cantieri cittadini. Perché passare dall’altare alla polvere è un attimo.