ALICE MURI
Cronaca

Gli operai ’bollono’ nei cantieri. Ma l’ordinanza "anti-caldo" rimane ancora in frigorifero

Tra impalcature e gru, l’affanno dei lavoratori edili: "Solo chi sta così all’aperto ci può capire". E i sindacalisti: "Servono provvedimenti veloci. E anche chi sta al chiuso, con 35°, è messo male".

Tra impalcature e gru, l’affanno dei lavoratori edili: "Solo chi sta così all’aperto ci può capire". E i sindacalisti: "Servono provvedimenti veloci. E anche chi sta al chiuso, con 35°, è messo male".

Tra impalcature e gru, l’affanno dei lavoratori edili: "Solo chi sta così all’aperto ci può capire". E i sindacalisti: "Servono provvedimenti veloci. E anche chi sta al chiuso, con 35°, è messo male".

Se l’Emilia Romagna ha appena firmato l’ordinanza che prevede la sospensione del lavoro nelle ore più calde (dalle ore 12.30 alle 16) nelle giornate con rischio "alto", a tutela di chi opera all’aperto, nelle Marche questo provvedimento ancora non si vede. Nei giorni scorsi, un operaio che lavorava all’installazione di pannelli solari sul tetto della Profilglass si è sentito male proprio a causa di un colpo di calore. Poi la tragedia pochi giorni fa a San Lazzaro di Savena, dove un uomo che lavorava in un cantiere si è sentito male a causa delle temperature troppo alte ed ha perso la vita sul luogo di lavoro.

Ma basta fare un giro anche tra i cantieri aperti della città per rendersi conto delle difficoltà a cui vanno incontro i lavoratori nelle ore più calde. "Lavorare con queste temperature, completamente esposti al sole, nelle ore più critiche della giornata (soprattutto dalle 14 in poi) è ovviamente molto difficile – ci spiega un operaio impiegato in un cantiere del centro storico -. Ci sono giornate poi in cui il caldo è veramente insopportabile". Un suo compagno aggiunge: "Faccio questo lavoro da anni e purtroppo ogni stagione estiva che passa si raggiungono temperature sempre più alte – spiega mentre sta caricando degli attrezzi -. Cerchiamo di riparaci dal sole il più possibile, per quel che si può, ma con questo caldo è davvero dura. Solo chi lavora come noi così esposto all’aperto può capirci".

Quindi, quali rimedi? Tante sono le regioni del centro-sud che hanno già provveduto ad emanare l’ordinanza in queste settimane e con il termometro in salita, Cgil, Cisl e Uil Marche avevano già lanciato un appello alla Regione per firmare un’ordinanza a tutela soprattutto di chi è impegnato in attività edili, agricole e di florovivaismo. A questi si sono aggiunti anche gli appelli del Pd Marche e del gruppo consiliare "La Marcia in Più" di Pesaro. Già lo scorso anno la Regione Marche era arrivata più tardi rispetto alle altre, tanto che il presidente Francesco Acquaroli aveva firmato l’ordinanza con l’entrata in vigore il 1° agosto. "Su questo tema noi chiediamo tempestività – spiega Raffaele De Lucia, segretario della Feneal Uil che rappresenta anche la categoria dei lavoratori edili – perché le temperature sono già roventi e i lavoratori non possono più aspettare. Lo scorso anno l’ordinanza è arrivata ad agosto, troppo tardi perché molti cantieri e le aziende chiudono per ferie. Noi chiediamo però misure certe, sia per le maestranze che per le aziende, anche in merito a strumenti di supporto economico per le ore di lavoro mancate".

Il riferimento è allo strumento della cassa integrazione, come spiega Giuseppe Lograno, segretario Fillea-Cgil: "La richiesta dell’ordinanza di sospensione del lavoro nelle ore più calde deve andare di pari passo con la possibilità per le aziende a cui viene limitato il lavoro di poter accedere alla cassa integrazione per alte temperature – dice -. Devono essere due temi integrati". Non ci sono poi solo i lavoratori che operano all’aperto, ma anche il caldo all’interno delle fabbriche: "Non tutte le aziende hanno ventilatori o condizionatori – dice – e spesso nei capannoni si raggiungono temperature anche fino ai 35 gradi, cosa che rende quasi impossibile lavorare. Non a caso nei mesi estivi si registra anche un maggior numero di infortuni sul lavoro, perché viene a mancare la lucidità. Alcune aziende, ad esempio la Ifi, da tempo applicano l’orario estivo, dalle 6 alle 14, così da sfruttare le ore migliori della giornata. Ma non può essere lasciato tutto in mano alla sensibilità dei singoli, devono esserci regole chiare e strumenti di supporto per lavoratori e aziende".