Gli studenti applaudivano Adele. C’è un perché

Il critico Alberto Zanchetta ricorda la figura della Cappelli, la docente dell’Accademia di Belle Arti prematuramente morta giorni fa

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Lo storico e critico d’arte Alberto Zanchetta, docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino, ricorda la figura della collega Adele Cappelli (1967 - 2021), morta nei giorni scorsi a seguito di una malattia.

di Alberto Zanchetta

Attraversando i corridoi dell’Accademia si finiva sempre per indirizzare l’orecchio agli scrosci di applausi che provenivano dalle lezioni di Adele Cappelli. Applausi che gli studenti rivolgevano ai propri compagni di corso, coinvolti in una didattica aperta, partecipata, particolarmente vivace e vitale. Allievi e colleghi si sentivano parte di un centro gravitazionale fatto di scambi di opinioni, di idee ed emozioni sincere. In questo slancio di affetti e rapporti, Adele era uno spirito positivo e propositivo: era un sorriso che partiva da lontano e che si avvicinava progressivamente.

Ma Adele è stata anche un occhio, vigile ed empatico, rivolto alle discipline artistiche. Come aveva scritto pochi anni or sono, "Nel continuo respiro del tempo umano le cose si presentano nel loro e-levarsi nell’attimo in cui il susseguirsi degli avvenimenti, come un incessante vento, si placa e dà l’opportunità di soffermarsi sulle cose".

Adele è stata un turbine di calde emozioni che continueranno ad avvolgerci anche nel futuro. Il suo grande sorriso, la vivacità del suo sguardo continueranno ad accompagnarci, perché il percorso da lei tracciato ha lasciato delle impronte indelebili. Ed è su questo stesso cammino che tutto il corpo docente vuole proseguire, porgendo un ultimo saluto all’amica e collega.