Pesaro, condannato per lesioni all'ex. Ma gli revocano il gps anti stalking

Il 39enne è stato però prosciolto dall’accusa di maltrattamenti. Ora l'ex è ripiombata nel terrore

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Pesaro, 6 novembre 2019 - Accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti della ex, ieri è stato condannato a 10 mesi e 20 giorni solo per il secondo reato. Lui è un 39enne di Vallefoglia, capo officina in una ditta di meccanica, (difeso dall’avvocato Mauro Mengucci). La donna e presunta vittima (che si è costituita parte civile con l’avvocato Elena Cortiglioni) è una 34enne pesarese, con la quale ha avuto una bimba.

Per questo caso, il pm Giovanni Narbone aveva sperimentato (tra i primi in Italia) il doppio gps antistalking, che consiste in due dispositivi, uno per la vittima e l’altro per il persecutore, che fanno scattare l’allarme alle forze dell’ordine non appena si supera la distanza minima tarata su disposizione del giudice. E i due ex conviventi avevano indossato entrambi i braccialetti elettronici. Intanto l’uomo era finito a processo per lesioni e maltrattamenti.

Ma ieri il giudice Lorena Mussoni ha ritenuto di riqualificare la seconda accusa in più reati singoli come percosse, ingiurie e minacce, che possono essere perseguiti solo con querela. E siccome questa non c’era, ha emesso «sentenza di non luogo a procedere». Al 39enne è stato revocato così anche il divieto di avvicinamento alla ex. Alla scorsa udienza gli erano stati tolti anche gli arresti domiciliari.

Il pm Narbone aveva chiesto, per entrambi gli addebiti, 1 anno e 6 mesi di reclusione. «Aspettiamo le motivazioni e poi faremo appello – annuncia il legale della donna, l’avvocato Cortiglioni – per noi il maltrattamento c’era. La mia assistita ha vissuto anni di umiliazioni che l’hanno ridotta a vivere in uno stato di prostrazione e paura. Paura che ora è tutt’altro che cessata». La 34enne, alla quale il giudice Mussoni ha liquidato 3mila euro di provvisionale a titolo di risarcimento danni, aveva ricordato dal banco dei testimoni quegli anni da incubo.

Aveva raccontato delle tensioni che avrebbero sempre caratterizzato la loro storia. Prima ancora della convivenza, cominciata con la nascita della bimba. Ma anche con l’arrivo della piccola, a detta della donna, è sempre stato un inferno tra le pareti domestiche. Fino all’ultimo episodio, a marzo scorso, che la convince a presentarsi alle forze dell’ordine. Lui le avrebbe messo le mani addosso, provocandole ecchimosi e ferite. Violenze che hanno convinto la 34enne a dire basta. Ma soprattutto che hanno convinto anche il giudice, la quale ha infatti condannato l’imputato per le lesioni. Versione invece sempre respinta dall’uomo. Per il 39enne di Vallefoglia quello che accadeva tra lui e la sua convivente erano normali liti tra coniugi. Che però hanno lasciato troppo il segno. Quello delle ferite sul corpo della ex che gli sono costate la condanna. Ma la battaglia promette di continuare anche in appello.