Grano, vino e olio: regali nell’antica Roma per burocrati e soldati

Gli ultimi decenni del V secolo d.C. fanno già parte del Medioevo. Roma vantava ancora 350.000 abitanti e Costantinopoli (Bisanzio o Istàmbul) ne possedeva poco meno di 400.000. Vi erano altre città di calibro simile: Alessandria d’Egitto e Antiochia. Queste stime si basano sull’annona del periodo, ossia sulla distribuzione alla popolazione di "grano fiscale". Per fare un paragone, la popolazione di Ravenna, che a partire proprio dal V secolo fu capitale dell’impero romano d’Occidente e, successivamente, dell’Esarcato romano orientale, è stimata attorno alle 7.500 persone, nell’VIII secolo. Non si dispone di dati precedenti per la città romagnola, ma sicuramente nel VI secolo la popolazione europea subì, generalmente, una forte contrazione a causa della pestis inguinaria nota come "peste di Giustiniano" (sempre che di peste si trattasse, perché ancora non è del tutto chiara la vicenda). Stime prodotte da alcuni storici e demografi ipotizzano, per la Ravenna del V secolo, una popolazione di circa 10.000 abitanti. Sempre un vaso di coccio tra vasi di ferro, rispetto alle magnifiche Roma e Costantinopoli. Nel XIV secolo, dunque in pieno Medioevo, gli abitanti di Ravenna erano circa 6.100. Poco importa se la popolazione era minima, Ravenna dagli esordi del V secolo era divenuta capitale dell’impero e lì si erano trasferiti alcuni uffici pubblici della macchina imperiale d’Occidente. Vi era, ad esempio, la praefectura del praetorio che aveva un compito delicato: rifornire i burocrati statali e i membri dell’esercito di praesenti: regali, quali grano, olio, vino, carne, forniti dalle provincie deputate all’annona. I prodotti venivano acquisiti a sèguito di imposte tributarie che, comunque, potevano essere assolte in denaro o in prodotti agricoli. Quando vi erano carestie, lo Stato acquistava forzosamente i generi a prezzo di mercato, un onere molto temuto dai governanti del tempo. (puntata 240)

Daniele Sacco