Green pass falsi Pesaro, la procacciatrice: "Li volevano tutti"

Parla B.M, 44 anni di Fano, che portava clienti al dottor Bonato (arrestato): "Rimango no vax, ma voglio collaborare con i giudici"

A condurre le perquisizioni e gli accertamenti sono i carabinieri del Nas di Bologna

A condurre le perquisizioni e gli accertamenti sono i carabinieri del Nas di Bologna

Pesaro, 10 aprile 2022 - Era la procacciatrice d’affari: "Portavo i clienti al dottor Bonato. O meglio, da novembre scorso gli consegnavo i soldi e le tessere sanitarie per conto di chi voleva il green pass senza vaccinarsi". B.M. ha 44 anni, fanese (ha assunto la sua difesa l’avvocato Salvatore Asole), di mestiere imprenditrice agricola. E’ una no vax: "Non mi vaccino perché sono allergica". Accetta di essere intervistata ad una condizione: "Può evitare di mettere il mio nome? Mi danneggerebbe".

Come ha conosciuto il dottor Bonato?

"Col passaparola. Ci sono andata, ho comprato il green pass, facendo finta di vaccinarmi, e l’ho pagato molto di più di 250 euro, forse anche 300 o 350 euro come prima dose e sono tornata a casa".

Poi gli ha portato altri clienti

"Sì, perché io ne parlato e dei miei parenti lo hanno voluto fare. Così ho cominciato a raccogliere i soldi e le copie delle tessere sanitarie portandole al medico"

Quante volte andava?

"Non tutti i giorni, ma un paio di viaggi a settimana".

Che cosa ci guadagnava?

"Diciamo un rimborso spese, 50 euro o poco più per ogni pratica".

E quante ’pratiche’ ha portato al dottor Bonato?

"Non ricordo, non pochissime potrei dire quindici o di più".

Chi erano i clienti?

"Di tutte le categorie sociali, dai professionisti agli operai".

Quando portava le buste, e incassava la sua fetta di soldi, capiva di camminare sull’orlo del precipizio oppure ne era inconsapevole?

"Lo sapevo perfettamente, ma non riuscivo a fermarmi. La gente me lo chiedeva per piacere, diceva che non poteva vaccinarsi ma che doveva lavorare e mantenere la famiglia. E io non sapevo dire di no".

Intuiva che poteva finire male?

"Sì, fin dal primo momento. Sapevo che ci avrebbero scoperto. Ma ho continuato perché a me quel dottore dava fiducia. Era molto sicuro del fatto suo, era bravo nel capire le malattie e mi trovavo bene. L’avrei preso come medico di fiducia ma non ho avuto il tempo. Sono arrivati prima i carabinieri".

A proposito, hanno bussato alla sua porta?

"Sì, giovedì scorso. Me li sono ritrovati direttamente in camera da letto. Erano in cinque. Aveva aperto la porta di casa mio padre mentre dormivo e li aveva accompagnati in camera. E’ stato un risveglio che non dimenticherò più per tutta la mia vita".

Che cosa è successo?

"Perquisizione della casa e sequestro immediato del mio cellulare".

Adesso verrà interrogata dal magistrato. Pensa di dire senza giri di parole come sono andate le cose?

"Non ho scelta se voglio evitare conseguenze penali gravi. Ho commesso un reato e non ho ascoltato il mio ragazzo (anche lui indagato come procacciatore ndr) che già agli inizi di gennaio mi diceva di smettere con questa storia".

Farà dei nomi?

"Perché devo tacere? Nei guai ci sono io, vado a firmare tutti i giorni in caserma. Chi ha pagato sapeva di fare una cosa illegale, ed ha accettato il rischio".

Da dove venivano i suoi clienti?

"Pesaro, Fano, tanti da Apecchio, e poi Cagli e anche da Napoli".

E’ stata chiamata da loro in questi giorni?

"Mi hanno contattat a per chiedere come dovevano comportarsi, e a tutti ho detto che conviene collaborare, Io lo faccio di sicuro, raccontando tutto quello che so".