Doping, Guido Porcellini processo. "Mai dato sostanze illecite a Magnini"

Il medico nutrizionista degli atleti ha parlato per due ore in aula, nella vicenda che ha messo nei guai il due volte campione del mondo dei cento stile libero

Guido Porcellini

Guido Porcellini

Pesaro, 29 aprile 2019 – Ha parlato in aula per quasi due ore, questa mattina, Guido Porcellini, il medico nutrizionista degli sportivi, a processo per un presunto traffico di sostanze dopanti, insieme con Antonio Maria De Grandis, amico con cui condivideva la passione per il rugby.

Porcellini (difeso dall’avvocato Francesco Manetti) ha dato la sua versione, cercando di smontare, punto per punto, tutte le accuse mosse contro di lui dalla procura: detenzione, commercializzazione e ricettazione di farmaci dopanti e scaduti, falso nelle certificazioni.

Sostanze illecite che il medico ha fatto arrivare dall’estero, dalla Cina in particolare, tramite De Grandis, che si occupava di ordini e acquisti, e che, ha ribadito più volte, erano per uso personale. “Non le ho mai date a nessuno degli atleti che ho seguito – ha detto Porcellini – né a Magnini, né alla Pellegrini, né ad altro. A nessuno. Erano ormoni per curare la mia spalla rovinata da anni di sport”.

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O almeno così pensava il medico pesarese. Perché, come spiegato invece dalla consulente del pm Valeria Cigliola, la dottoressa Donata Favretto, responsabile di Tossicologia dell’università di Padova, nelle fiale ordinate da Porcellini e De Grandis, in alcuni casi il contenuto non corrispondeva all’etichetta. C’era scritto hygetropina, ovvero l’ormone della crescita, ma le analisi di laboratorio hanno rivelato che si trattasse di albumina da siero umano. “Qualcosa di comunque pericoloso per la salute – ha detto la dottoressa -, perché non si sa da dove provengano, non hanno un controllo di qualità, neppure un bugiardino”. In altre fiale, ci sarebbero state polveri addirittura “sconosciute”. In altre ancora invece sostanze dopanti come la timosina. Tra i prodotti sequestrati e analizzati, anche delle pillole contenenti efedrina.

Nessuna cessione di queste sostanze, dunque, a Magnini, il quale non si è presentato in aula per dare la sua testimonianza nella vicenda che lo ha messo nei guai con la giustizia sportiva dell’antidoping. Il campione, che è in attesa della sentenza d’appello sui 4 anni di squalifica per uso e tentato uso di sostanze dopanti, verrà alla prossima udienza del 5 giugno. Con lui, anche altri testi chiamati dalla difesa di Porcellini, ovvero Emiliano Farnetani, il fisioterapista di Perugia che secondo la tesi della procura avrebbe dovuto analizzare le sostanze e verificare se lasciavano tracce dopo l’assunzione, Maurizio Radi, titolare del centro fisioterapico Fisioradi nel quale visitava Porcellini e dove erano state ritrovate le presunte sostanze illegali durante la perquisizione dei Nas di Ancona il 3 marzo 2015 e la dottoressa Simona Cataldo, consulente dell’imputato.

Non sarà invece più ascoltato Michele Santucci, il collega di vasca di Magnini. L’avvocato Manetti ha rinunciato a citarlo come testimone: “C’è già Magnini, bastano le sue dichiarazioni”. Ma il legale ha avvisato in udienza che ha rinunciato anche alla difesa di De Grandis, il quale dovrà ora farsi assistere da un altro legale.

Mi hanno massacrato la dignità e la professione, per me è stato un periodo difficilissimo – il commento di Porcellini -. Mi ha aiutato molto l’Rqi, il riequilibrio quantico integrato. Mi ha rimesso a posto dal punto di vista fisico e mentale. La mia vita è cambiata. Ma ho capito quanto posso essere forte anche davanti all’apparato burocratico”.