ALICE MURI
Cronaca

Gulliver, l’altra "strada". Le storie dei 300 che trovano l’alternativa alle sbarre del carcere

Andrea Boccanera, il presidente della Onlus, racconta le vittorie e i fallimenti nella rieducazione di chi ha commesso reati, lievi o gravi. "Non li lasciamo soli".

Andrea Boccanera, il presidente della Onlus, racconta le vittorie e i fallimenti nella rieducazione di chi ha commesso reati, lievi o gravi. "Non li lasciamo soli".

Andrea Boccanera, il presidente della Onlus, racconta le vittorie e i fallimenti nella rieducazione di chi ha commesso reati, lievi o gravi. "Non li lasciamo soli".

Sono circa 300 le persone che ospita ogni anno la onlus Gulliver, tra detenuti che hanno ricevuto permessi di lavoro esterno e persone che hanno richiesto misure alternative al carcere, tradotte in attività di lavoro socialmente utili. Una attività che l’ente guidato da Andrea Boccanera porta avanti da 14 anni, diventando la struttura che ne accoglie di più nella nostra provincia, punto di riferimento anche per altre città limitrofe (come Cattolica o Rimini).

Quello dei permessi di lavoro esterni è un tema tornato al centro del dibattito nazionale in seguito all’omicidio commesso da Emanuele De Maria a Milano, proprio mentre in era in permesso dal carcere dove stava già scontando una pena per un altro omicidio. Una vicenda che ha portato con sé anche polemiche proprio sui permessi finalizzati al reinserimento dei detenuti, tra favorevoli e contrari e su cui, dopo tanti anni di esperienza in città, si esprime anche Andrea Boccanera.

"Per quanto riguarda la nostra esperienza – dice il presidente di Gulliver – le misure alternative alla pena carceraria sono istituti che funzionano e sono molto utili non soltanto per la persona che ne usufruisce ma anche per la ‘comunità’ che lo accoglie. Ci sono tantissimi esempi virtuosi di ragazzi che sono stati da noi e hanno imparato molto da questa esperienza. Quattordici anni fa siamo stati tra i primi a partire con questa attività. Oltre il 50% delle persone che viene qui per lavori socialmente utili è rappresentato da persone che sono state condannate (o ancora sotto processo) per guida in stato di ebbrezza e per cui gli è stata accordata dal giudice una pena alternativa al carcere".

"Si tratta – prosegue Boccanera – di persone che stanno da noi per solo qualche settimana (dovendo lavorare circa 15-20 ore in totale). Poi ci sono persone che invece sono agli arresti domiciliari o carcerati che scontano una pena molto più lunga, fino anche all’ergastolo. In questi casi dopo aver avuto una buona condotta per tanti anni, possono essere accordati dal giudice dei permessi di lavoro". Queste persone vengono impiegate sia alla bottega del riuso di Gulliver, che al ristorante Utopia e al vivaio Pantanelli, realtà sempre in gestione all’associazione. "Si tratta di persone – aggiunge Boccanera – che non vengono mai lasciate sole, ma sono sempre seguite da un tutor ed affiancano i ragazzi con disabilità impiegati nelle nostre realtà. Per loro è un grande insegnamento, tanto che nel tempo ne abbiamo assunti anche quattro".

Tra questi casi Boccanera ci tiene particolarmente a sottolineare quello di Massimiliano. "Un ragazzo che era stato coinvolto anche nella baby gang di piazza Redi – dice – quando non era ancora maggiorenne e che oggi invece ha ritrovato la sua strada, tanto che lo abbiamo anche assunto con un contratto part-time, tanto ci siamo affezionati a lui".

In tutti questi anni però ci sono stati casi che purtroppo non sono andati come sperato: "Ricordo un ragazzo, otto anni fa, che era stato da noi ma purtroppo una volta uscito da qui ha commesso un nuovo furto. Invece, qualche tempo fa c’è stata una rapina alla Snai messa a segno da due ragazzi mascherati. Purtroppo uno dei due era stato con noi per lavori socialmente utili. Queste situazioni però sono davvero rarissime".