I profughi ucraini ci ripensano Meglio tornare in patria o nei Cas

Dai dati elaborati dalla Prefettura in 63 su 135 hanno fatto domanda per rientrare . Altri vorrebbero traslocare nei Centri accoglienza straordinaria e lasciare case di amici e parenti

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Dopo sette mesi da profughi gli ucraini arrivati nel nostro territorio ci stanno ripensando: o tornano direttamente in Ucraina o traslocano, dalla casa di amici e parenti ai Centri di accoglienza straordinaria collegati alla Prefettura di Pesaro Urbino. Perché? Il prefetto, Tommaso Ricciardi, ieri ha parlato in alcuni casi di “convivenza difficile“ e in altri casi di “impegno troppo oneroso per chi ospita“. Sta di fatto che è iniziato un nuovo trasloco per gli ucraini arrivati da noi da febbraio 2022. Tanto che dei 135 ucraini accolti dalla rete solidaristica in provincia, in 63 hanno preferito rientrare in Ucraina. "E’ così – conferma Ricciardi –. C’è una percentuale significativa di ucraini che preferisce rientrare in patria: magari provenivano da zone non particolarmente colpite dgli eventi bellici e magari sono venuti via più per precauzione che per esigenze di immediato pericolo. Comunque stiano i fatti alla Prefettura risultano 63 richieste di persone che vogliono tornare in Ucraina".

L’altro dato – quelli che vogliono lasciare la sistemazione trovata in famiglia, tra parenti e amici, preferendo i Cas, non è ancora definitivo. "Vero – conferma il prefetto –, è un dato che stiamo elaborando. Per dare seguito a questa seconda opzione, accogliere cioè gli ucraini in Centri di accoglienza straordinaria dati da gestire a realtà qualificate, siamo abbastanza pronti". Perché questo fenomeno? "Evidentemente la convivenza comincia ad essere un po’ difficile – dice Ricciardi –. Dopo un po’ di tempo la convivenza è diventata onerosa". In effetti è comprensibile. Fin dall’inizio molti ucraini hanno trovato accoglienza da famiglie di amici e parenti, già emigrati in precedenza e ormai radicati nel territorio: si tratta quindi di nuclei il cui bilancio non può permettersi di “ospitare“ in eterno. Ma è così contenuto il numero di ucraini presente nella nostra provincia? "In generale non abbiamo avuto un afflusso massiccio. In particolare non rientrano in questi numeri quelli entrati col decreto legge in risposta all’emergenza per lo scoppio del conflitto, accolti in prima battuta da parenti e amici di origine ucraina, già residenti".

Il Cas di Fratte Rosa è tornato disponile? "Sì. Quella situazione è stata risolta: la struttura è tornata a disposizione degli immigrati". Il prefetto Ricciardi cita il caso, reso noto dalla consigliera Giulia Marchionni sul nostro giornale, il 10 marzo 2022.

Cosa è accaduto dopo la denuncia? "Da quella struttura erano usciti immigrati di una certa etnia che avevano lasciato in condizioni disastrose la struttura. Abbiamo intimato al gestore di mettere a posto tutto ed è stato fatto. Gli ucraini fuono ospitati altrove. Ma quello è stato l’unico problema. La rete dei Centri Cas è periodicamente verificata: effettuiamo ispezioni nei centri per verificare se i parametri di accoglienza vengono rispettati dal gestore. Abbiamo avuto un caso, uno soltanto per cui gli ucraini, al tempo non sono potuti entrare. Ma ad oggi quella situazione è stata risolta".

Solidea Vitali Rosati