I versi ritrovati di “Balilla“

Oggi a Palazzo Ducale ad Urbino, il volume ristampato dall’Accademia Raffaello

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Sarà per molti una sorpresa, l’opera che l’Accademia Raffaello di Urbino presenterà in prima assoluta oggi alle 17 nella Sala del Giardino d’Inverno del Palazzo Ducale quale tributo alla ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Armando “Balilla“ De Santi, il grande artista urbinate scomparso nel 2000 e noto ai più per la finezza delle sue opere grafiche, le ceramiche dai soggetti esotici, i ricorrenti cavalli, i giochi di bambini, fino alle maestose sculture muliebri come quella che accoglie e sorprende chi dovesse trovarsi a passare davanti a quella che era la sua casa in via della Pesa.

Il volume curato da Luigi Bravi e Simone Dubrovic per i tipi di Leardini editore, si intitola infatti “Poesie“ e sarà presentato dai due curatori assieme a Gualtiero De Santi, autore di un’acuta, esaustiva postfazione. Parliamo di versi, dunque, conosciuti finora soltanto solo dai rari possessori di un opuscoletto edito in una limitatissima tiratura decenni or sono e che ora vengono ri-scoperti in una edizione raffinata e corredata da un apparato critico quanto mai appropriato, se è vero che "la loro strana seduzione è nel rapporto con la ricerca e i risultati conseguiti dall’artista" come scrive Dubrovic nell’introduzione "di cui chiariscono (sovente con evocativa precisione e bellezza) modalità e dinamiche".

Per quanto sia impossibile ricondurre le poesie di De Santi a precise opere, tant’è che la preziosa edizione li vede in cartelle autonome, la loro forza espressiva, circoscritta ed icastica, si affianca fin quasi a sovrapporsi al lavoro d’artista, caricandolo di nuove significanze e ricevendone altrettante, come ne “La giostra“, in cui appaiono agli occhi del lettore "Vuoti e pieni nello spazio con corde intrecciate di mille colori in un giorno di festa…".

Ecco che il mondo di Balilla si mostra ancora una volta, dinamico ma senza frenesia, luminoso di colori non gratuiti ma meditati, appropriati, giusti alla bisogna dell’artista che lavora di sottrazione, così come fa il poeta che pure mantiene una ricchezza espressiva di tratti che hanno sempre reso unica e irripetibile la presenza di De Santi nella storia dell’arte urbinate, ma che ora reclama un posto tutto suo anche in quello letterario pur restando sempre "l’irregolare delle Cesane" come fu a sua volta scolpito dalle parole di pietra di Carlo Bo.

Tiziano Mancini