Il basket? È un debito però piace

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Maurizio

Gennari

Il basket è un debito. E il primo che è stato fatto risale al nuovo palasport costato una tombola.

E non sono mai stati strappati 10mila e 500 biglietti, perché è talmente grande che contiene il 10 per cento della popolazione compresi anziani e neonati. La seconda cambiale pagata è stata quello del vecchio palas di viale Marconi che nemmeno questa estate vedremo nella sua funzione di centro polifunzionale per convegni, Rof ecc. ecc. Vale una considerazione: contro la Virtus Bologna i biglietti strappati sono stati meno di 6mila, per cui se si riavvolge il nastro si calcola che erano poche centinaia in più di quelli, un po’ pressati, che erano dentro l’hangar di viale Marconi durante le gare scudetto.

Il basket è un debito perché ormai è uno sport che si regge solo su una radicata passione: non ha più radici sportive profonde in città: non c’è un giocatore di Pesaro, fra l’altro una delle grandi scuole italiane, nemmeno a pagarlo oro. Tutti i ragazzi che correvano nei campetti parrocchiali per giocare, sono ormai uno sbiadito ricordo. I pochi giocatori pesaresi che girano ancora, come Cinciarini e Hackett, viaggiano su stipendi troppo elevati per queste latitudini. Soprattutto il secondo.

Un grande debito, che in alcuni casi ancora si riflette sulla collettività: la società non paga l’affitto alla Vitrifrigo Arena e se l’astronave non produce eventi ed incassi, è da bancarotta. Tanto che un ex assesore aveva anche provato a venderlo. Ma nessuno se lo è preso. Prendere un palasport equivale ad avere in regalo una piscina, per cui se uno è molto ricco diventa ricco, e se è solo ricco rischia di diventare povero.

Ma l’altra faccia della medaglia dice che questa è una passione talmente radicata e profonda, che si dimentica tutto, errori e soldi buttati via. Il grande circo, soprattutto mediatico, dove un po’ tutti si ritrovano comprese le signore quando fanno la spesa. Perché prima dell’ultima gara contro la Virtus, si è viaggiato su una media di 3mila spettatori. Fra l’altro messi dentro con promozioni. E’ un debito che piace. Al cuor non si comanda.