
A lanciare l’allarme è il segretario regionale della Cgil Giuseppe Santarelli in una nota che vuole esprimere soprattutto un concetto semplice: "Non si arresta il declino delle Marche". Santarelli parte dai problemi di un Pil al di sotto della media nazionale, passa per la crisi del manifatturiero (in particolare il -2,1% della meccanica) e arriva alla riduzione evidente dei traffici del porto di Ancona: "Nel primo trimestre del 2023 si segnala un -17,9% di tonnellate nel traffico merci e un -21% del traffico passeggeri".
Poi la nota della Cgil arriva al punto, sottolineando un aspetto che appare molto pericoloso per il futuro dei trasporti nella provincia di Pesaro e Urbino: "Dobbiamo fare i conti con l’irrilevanza politica delle Marche a livello nazionale – dice Santarelli –. Siamo di fronte allo scippo, da parte del Ministero delle infrastrutture, degli stanziamenti ferroviari per i by-pass di Pesaro e Fano (complessivamente 5 miliardi) e il loro dirottamento in Emilia (quadruplicamento della linea Bologna-Castel San Pietro) e interventi sull’Adriatica solo sul tratto Bologna-Ancona, che appaiono totalmente umilianti per quello che è lo stato della mobilità delle merci e dei cittadini nelle Marche. La cui unica opera resta quella di ridurre di 10 minuti il tratto dell’Orte Falconara non prima del 2026".
Difficile capire con precisione a cosa si riferisca la polemica del sindacato. A quanto si sa la società della Rete Ferroviaria avrebbe già iniziato la progettazione preliminare del bypass di Pesaro e Fano. Almeno così sostiene il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che ha già "investito" politicamente più volte su questa progettata nuova opera ferroviaria. Ricci di fronte all’allarme sindacale appare comunque perplesso ma non si nasconde: "La variante ferroviaria sull’Adriatica di Pesaro e Fano non si tocca. È stata finanziata, è stata inserita nell’accordo di programma – dice il primo cittadino – tra Stato e Ferrovie e si è già avviata la progettazione preliminare. Se ci sono nuove esigenze legate al terremoto, il governo dovrà trovare le risorse con la prossima legge di bilancio, esattamente come per lo spostamento degli altri tratti marchigiani sui quali si sono impegnati in tanti. Se il presidente Francesco Acquaroli non dovesse difendere il tutto sarebbe di una gravità inaudita per le Marche e scatterebbe una vera rivolta territoriale. Avanti quindi con fiducia ma sempre con grande attenzione sui passi concreti per le nuove opere ferroviarie". "I gravi ritardi su porto-aeroporto-interporto e raccordo ferroviario – sottolinea invece il segretario regionale della Cgil –, insieme ai mancati interventi sul porto di Ancona, hanno come conseguenza lo spostamento di rilevanti quote di traffico merci verso i porti abruzzesi e di Ravenna".
Luigi Luminati