Il calendario norvegese di Giovannini

Roberto

Damiani

Il ministro Giovannini la fa facile: "Entro quattro anni si faranno i bypass ferroviari di Pesaro, Fano e Ortona, ed entro il 2030 la linea Bologna-Bari sarà più veloce con un risparmio di un’ora di percorrenza". Ma siamo in Italia o in Norvegia? Dando retta al ministro, c’è appena il tempo di preparare le valigie, correre in stazione e partire per le vacanze del 2026. Parlando di lavori pubblici, siamo abituati a sequestri e paralisi non ai tempi veloci come succede nei Paesi nordici. O meglio, ce ne siamo dimenticati. Leggendo le cronache, nel ’64 inaugurarono 755 chilometri dell’Autostrada del Sole dopo appena 8 anni di lavoro e con 4 mesi di anticipo sui tempi. Superarono monti, fiumi, burroni senza un centesimo di aumento dei costi. Poi è arrivata l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, e il sogno del far presto e bene è svanito. Per questo, le parole del ministro Giovannini, parlando di Pesaro e di Fano, ci appaiono pronunciate in un’altra lingua. Che però possiamo provare a capire. Giovannini ha detto che Rfi ha elaborato un progetto di massima della nuova linea ferroviaria tra Pesaro e Fano. Ora si deve andare a bussare alle porte dei proprietari dei terreni dove passerà la nuova ferrovia per una lunghezza di circa 30 chilometri, convincerli a vendere con le buone oppure procedere con l’esproprio.

E non sarà né facile né breve, poi bisognerà aspettarsi le proteste di chi si troverà la ferrovia sotto la finestra, i ricorsi al Tar, le desiderate delle Soprintendenza, della Provincia, della Regione, di qualche ente ulteriore e poi l’approvazione dei progetti esecutivi, con la scelta del luogo migliore per le nuove stazioni, che dovranno per forza di cose esser lontane dal centro di Fano e di Pesaro, con chissà quante sedute dei consigli comunali, dibattiti tra chi la vuole più vicina e chi la vuole più spostata a destra o a sinistra da casa sua. Sarà una bella avventura con la speranza che i soldi, circa 1,8 miliardi di euro per il solo tracciato riguardante la nostra provincia, rimangano al solito posto almeno per qualche anno. Se fossimo in Norvegia, sarebbe scontato, ma qui di certo c’è solo il rischio che spariranno