
Di Villa Baratoff si era parlato nell’estate scorsa, quando il sindaco Andrea Biancani aveva proposto all’Azienda sanitaria di alloggiare nella...
Di Villa Baratoff si era parlato nell’estate scorsa, quando il sindaco Andrea Biancani aveva proposto all’Azienda sanitaria di alloggiare nella dependance dell’imponente struttura le comunità psichiatriche altrimenti destinate all’Apsella. L’amministrazione, anche su sollecitazione delle famiglie degli utenti, aveva ingaggiato una battaglia per la permanenza dei servizi all’interno del Comune, trovando proprio nell’esperienza dell’associazione Laudato sì il destro per concretizzare la sua idea. Parliamo d’altronde di un edificio storico sulla collina sopra Muraglia, con 4mila metri quadrati al coperto e una proprietà di venti ettari. Una natura rigogliosa su cui si affaccia una dependance in buone condizioni.
"Il sindaco Biancani – aveva detto Stefano Lanna, presidente di ’Laudato sì’ che gestisce la villa dopo l’addio dei comboniani – mi ha illustrato la situazione legata al temporaneo trasferimento del dipartimento di salute mentale di Muraglia, per via dei lavori per il nuovo ospedale. All’Ast proporrei questa dependance quale residenza o centro diurno". A questa apertura avevano fatto seguito degli incontri tra il sindaco Biancani e il direttore generale dell’Ast Alberto Carelli. Ma il progetto non era andato in porto. Sostanzialmente il problema stava nel fatto che la struttura dei Comboniani alla Baratoff non aveva partecipato all’avviso pubblico, "non essendo a conoscenza – si era detto – di questa possibilità". Ed anche per via dell’età molto avanzata dei missionari comboniani che in quel momento ci vivevano. Perché non dimentichiamo che la struttura è dei comboniani e Laudato Sì la occupa in comodato d’uso.